(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]
Quando vide, dopo dieci anni, che
i deputati del Centro Cattolico erano un centinaio, abbassò le
insegne e, chiedendo la mediazione del Papa nella questione con la
Spagna a proposito delle isole Caroline, chiamava il Papa con questo
appellativo regale: «Sire». Ma in quel periodo di tempo
non poteva marciare e non voleva. L'Austria aveva nelle ossa tutti i
dolori delle guerre del Risorgimento, ed era all'indomani di Sadowa,
e soprattutto si trovava di fronte al problema per cui è
morta, non avendolo risolto: il problema delle sue molteplici razze
le quali avevano allora l'esempio di due popoli che nel corso del
secolo XIX erano assurti alla dignità e all'indipendenza di
Nazione: il popolo germanico e il popolo italiano. Queste grandi
Potenze mandavano, come mandarono in seguito, dei messaggi patetici;
ma non sempre con questi messaggi si modifica il corso delle cose o
si cambia la storia degli Stati.
Venne così in discussione,
in quel torno di tempo, la legge sulle guarentigie in conseguenza del
decreto Reale del 9 ottobre, divenuto poi legge. Vi parteciparono,
tanto al Senato quanto alla Camera, degli uomini notevoli e taluno di
alta rinomanza: Toscanelli, Coppino, Boncompagni, Berti, Bonghi,
Crispi, Mancini e, naturalmente, i Ministri. Così al Senato:
Cambray-Digny, Menabrea, Capponi, Michele Amari, storico
eminentissimo. Infine, la discussione pose di fronte tre tendenze: la
Sinistra diceva: «voi date troppo al Papa». Un oratore
della Sinistra giunse ad affermare: «se voi date al Sommo
Pontefice tanto di terra quanto basta perché egli vi possa
posare sopra la sua sacra pantofola, voi restituite il potere
temporale al Papa». Precisamente l'on. Salvatore Morelli, nella
seduta del 24 gennaio 1871 così si esprimeva: «Quando
voi trovate nella legge queste condizioni: inviolabilità,
immunità dei luoghi dove siede d'ufficio il Pontefice, senza
controllo dello Stato, sudditanza dei Poteri politici ed
amministrativi del Regno ai servizi della Curia, lista civile, onori
di Re dovuti al Pontefice, internazionalità dei suoi atti e
legazie, dominio illimitato di esso sul basso clero, esenzione dei
Vescovi dal giuramento: quando voi avete queste condizioni, come
potete mettere in dubbio che il potere temporale sia restaurato
meglio e più forte di quanto non lo era prima della sua
caduta?» Questa era la tesi dell'on. Salvatore Morelli.
Viceversa la tesi dell'on. Toscanelli era esattamente agli antipodi:
«il Papa non deve sembrare a nessun popolo come soggetto a
subire le influenze di qualsiasi Stato: il giorno in cui ciò
fosse palese, egli avrebbe perduto il suo carattere di Pastore
universale». Quindi Roma, quindi la riva del Tevere, quindi la
solita striscia al mare. In mezzo, l'opinione media del Governo di
allora che, in realtà, con questa legge delle guarentigie ha
creato una sovranità.
(segue...)
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