(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]
Il 7 marzo del 1887 scriveva a
Menotti Garibaldi: «È finito il tempo della Camicia
Rossa: altra cosa è da farsi, voluta nel '47 da Mazzini e da
Garibaldi: la Conciliazione».
È di questo decennio
singolarissimo l'episodio Tosti, «quel buon matto di Tosti»,
come lo chiamava Pio IX. Quando uscì il suo opuscolo, il
clamore fu infinito, ma l'Osservatore Romano lo bollava con queste
parole: «è uscito il monumento ciclopico della ingenuità
cassinese». Era il momento in cui non si mollava. Leone XIII,
visto che Bismarck non marciava, malgrado la demarche Galimberti, e
visto che anche Francesco Giuseppe si limitava a generiche
assicurazioni, manifestava il desiderio che fosse tolto di mezzo il
funesto dissidio; però l'Osservatore Romano del 28 maggio 1887
aggiungeva: «la giustizia è una sola e inflessibile.
Essa importa la restituzione di quanto fu tolto e la riparazione dei
diritti della Santa Sede violati dalle congiure delle sette importa
il ristabilimento del potere temporale, specialmente sulla città
di Roma».
Nel 1887 eravamo dunque in pieno
temporalismo. La città di Roma era il minimo delle pretese. In
data 22 giugno 1887 Sua Eminenza Rampolla dichiarava ai Ministri
Esteri e alla stampa: «Non è vero che il Santo Padre
intenda abbandonare la rivendicazione del Principato Civile sacro
intangibile, condizione indispensabile al libero esercizio
dell'Apostolico Ministero». Padre Tosti aveva scritto un
opuscolo, il cui protagonista si chiamava «Don Pacifico».
Era un ottimo personaggio, questo frate, ma apparteneva al genere di
quegli uomini che sono espansivi al sommo grado e panglossiani
altresì. Che credono che certe questioni grossissime possano
essere risolte con una parola, con un gesto, con un sorriso. Egli
pensava che un incontro tra Umberto e il Papa avrebbe condotto alla
pace, che tutto consistesse nel combinare questo incontro. Non era
quindi un problema politico; era più un problema di procedura,
oserei dire di protocollo. Don Davide Albertario, il tempestoso Don
Albertario, il nemico di Geremia Bonomelli, scrisse subito un
contropuscolo e se il protagonista dell'opuscolo del Tosti fu «Don
Pacifico», il protagonista del contropuscolo dell'Albertario si
chiamava «Don Belligero», e aveva inalberato questa
insegna: «restituzione o dannazione».
(segue...)
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