(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]
«Ma dove sono? Ho io
sognato? Sì, ma talvolta i sogni sono profetici, e chi sa che
Iddio pietoso, che amò l'Italia sopra tutte le nazioni, che la
restituì al popolo eletto, che la fe' centro del mondo
cattolico, alle altre innumerevoli prove dell'amor suo aggiunga anche
questa!»
E più oltre:
«Ma perché questa
miniatura di Stato indipendente, neutralizzato, sulla destra del
Tevere, sia possibile e durevole che cosa si esige? Che sia creata,
non da forza straniera, né materiale, né morale, ma
dagli italiani stessi. Questa nuova creazione deve erompere dalla
persuasione intima, spontanea della nazione, la quale sa di far cosa
utile e necessaria, a se stessa, che lungi dall'affievolirla la
rafforza, lungi dal dividerla la unisce, lungi dall'umiliarla l'onora
altamente in faccia al mondo, Onora e afforza altresì la S.
Sede, perché assicura la sua indipendenza e dignità,
perché disarma un partito potente, che la combatte, perché
mostra al mondo il suo amore per la pace, per l'unità
d'Italia, perché l'opera del Clero sarà più
libera e fruttuosa e avrà nel Parlamento e nel Senato voci
eloquenti che difenderanno gli interessi morali e religiosi senza
timore di sentirsi dire in faccia: Voi siete nemico della Patria!
Questa sovranità in miniatura scioglie la Santa Sede dalle
cure secolaresche, che in passato le recarono non piccolo danno, la
libera delle noie e lotte diplomatiche, perché la piccolezza
sua sarebbe una quantità minima negli affari politici
d'Europa, e sia pace, sia guerra, il Papa non avrebbe di che temere.
Su quell'Eden fortunato e tranquillo sarebbe perpetuo il sorriso del
cielo, sempre pura e limpida la luce del sole. Questa Conciliazione e
questa creazione d'una sovranità vera in sé, ma
nominale quanto all'importanza materiale, potrebbe ricevere la
sanzione delle Potenze e avere unitamente alla legge delle
guarentigie opportunamente modificate, una saldezza maggiore, quella
saldezza che è possibile nelle cose umane, giacché una
saldezza assoluta non c'era nell'antico Potere temporale, né è
delle cose nostre sulla terra.»
(segue...)
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