(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]

      Se negli anni dal 1837 al 1842 apparvero le prime timide ferrovie tra Napoli e Portici, Milano e Monza, dal 1875 al 1905, in questi trenta anni, il tessuto sociale, economico della nazione italiana, si trasforma profondamente, nasce una borghesia — uso questa parola anacronistica per intenderci meglio —. Questa ha già le sue officine, c'è già uno sviluppo agricolo imponente. Tutto ciò sarà documentato dalla grande esposizione universale del 1906, a Milano. È vero che il Papa Pio X tende a rafforzare il carattere universalistico del papato, ma sa che per mantenere questo carattere universalistico, il Papa deve in qualche parte del globo terracqueo essere sovrano, e questa sovranità non gli può essere riconosciuta che nelle forme con le quali il Fascismo gliel'ha data.
      Siamo alla Guerra mondiale. C'è una dichiarazione importantissima, del 20 giugno 1915 e di cui bisogna tener conto. Notate — sia detto per incidenza — che alcuni mesi dopo la dichiarazione di guerra, il Re dì Spagna era disposto a cedere al Papa il palazzo dell'Escuriale, e i Vescovi spagnoli, con pubblica lettera, ne fecero offerta formale a Benedetto XV. Nel pieno della guerra mondiale, quando già l'Italia ere intervenuta da un mese, il Cardinale Gasparri, dichiarava che la Santa Sede aspettava la sistemazione della sua situazione in Italia, non dalle armi straniere, ma dal senso di giustizia del popolo italiano, nel suo verace interesse. Questa ripulsa di qualsiasi intervento straniero schiariva l'orizzonte e facilitava enormemente la soluzione della questione.
      Nel 1919 ci furono degli approcci tra la Santa Sede e il Presidente del Consiglio di allora, on. Orlando. È una pagina di storia inedita che io vi leggo e che è molto interessante. Nel maggio 1919 il prelato americano Monsignor Kelley, ora vescovo di Oklahoma, negli Stati Uniti, si trovava a Parigi per sostenere presso la Conferenza della Pace la causa dei vescovi messicani, allora in esilio negli Stati Uniti per la rivoluzione di Carranza. Dal Cardinale Mercier egli fu invitato a sondare il terreno presso le persone influenti intorno alla Conferenza per vedere se fosse possibile trattare della soluzione della Questione Romana. Il 17 maggio egli incontrò il Signor Brambilla, consigliere della Delegazione Italiana alla Conferenza della Pace, che egli già conosceva, e il discorso venne sulla Questione Romana. Il Brambilla lo invitò per l'indomani a recarsi presso di lui all'Hotel Ritz, dove lo avrebbe fatto incontrare con «un importante personaggio». L'importante personaggio era l'on. Orlando, che in quel colloquio trattò a fondo della Questione Romana, esaminando le convenienze e le possibilità pratiche di una sua soluzione.

(segue...)