(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]
Si trattava sempre di una notevole
estensione territoriale, la quale il promemoria del Vaticano
domandava che cominciasse dal fiume, per avere in questo una visibile
linea di confine che comprendesse i Borghi e altro territorio
notevole di là dal Vaticano. Orlando preferiva invece che il
territorio cominciasse con il Vaticano e si estendesse dietro questo
per escludere una parte molto abitata della città. Si concluse
che la questione del territorio si sarebbe potuta più
agevolmente discutere poi, perché, una volta assodata la base
territoriale, la maggiore o minore estensione del territorio stesso
diventava una questione intorno alla quale sarebbe stato facile
trattare. Un altro punto importante della discussione fu intorno al
riconoscimento delle altre Potenze, perché, secondo il
promemoria, il territorio Pontificio avrebbe dovuto essere garantito
anche dalle altre nazioni. Questa garanzia si sarebbe potuta chiedere
e ottenere attraverso la Società delle Nazioni, che appariva
allora all'orizzonte e della quale in quel momento si aveva un
concetto molto maggiore di quella che fu poi la realtà. L'on.
Orlando disse che l'Italia stessa avrebbe domandato a questo scopo
l'entrata della Santa Sede nella Lega.
Il 9 giugno Brambilla, per
incarico di Orlando, andò da Monsignor Cerretti a dirgli che
il Presidente aveva incaricato l'on. Colosimo di informare del
progetto tutti i Ministri ed il Re, ed infatti in quei giorni i
giornali annunziarono che l'on. Colosimo era stato ricevuto dal
Sovrano. Ma il 15 giugno, l'on. Orlando, tornato a Roma, ed
affrontando il voto della Camera, si «trovò in minoranza
e diede le dimissioni.
Di queste trattative si ha la
documentazione nelle note tanto di Monsignor Kelley, quanto di
Monsignor Cerretti, ora Cardinale. Le note anzi di Monsignor Cerretti
furono mostrate qualche tempo dopo gli avvenimenti allo stesso on.
Orlando, che le trovò pienamente esatte.
(segue...)
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