(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]

      Le conversazioni con i successori di Orlando — pre-Fascismo — non ebbero altra base che quella stessa che era stata messa con l'on. Orlando, e furono anche meno importanti di quelle avvenute con quest'ultimo.
      Intanto la Francia ritornava a Roma, chiudendo la parentesi della rottura prodotta dalla visita di Loubet al Re d'Italia nel 1904. Millerand, in nome del Governo francese, così si esprimeva: «il Governo della Repubblica giudica venuto il momento di riannodare col Governo Pontificio le nostre relazioni tradizionali. Il Governo francese deve essere presente laddove si dibattono questioni che interessano la Francia. Questa non potrebbe restare più a lungo assente dal Governo Spirituale, presso il quale la più parte degli Stati hanno avuto cura di farsi rappresentare».
      Tutti gli Stati, signori, meno l'Italia. Vi consiglio di procurarvi l'Annuario Pontificio del 1929, perché vi troverete l'elenco di tutti i diplomatici accreditati presso la Santa Sede, e avrete anche una idea della potentissima organizzazione cattolica in tutto il mondo.
      Naturalmente, il ritorno della Francia a Roma suscitò delle polemiche di cui è rimasta traccia in una pubblicazione del Ministero degli Esteri, che vi consiglio di leggere anche per abbreviare il mio discorso. È intitolata: Una nuova discussione sui rapporti fra la Chiesa e lo Stato in Italia.
      Tutti i giornali dell'epoca avvertivano essere ora di concludere e che, essendo oramai tutte le Potenze civili rappresentate presso il Vaticano, era veramente, alla fine, grottesco che non vi fosse rappresentata la Potenza Italiana. Si pubblicarono degli opuscoli curiosi, in quel periodo di tempo. Uno di questi opuscoli, a firma Constantinus, — qualcuno volle vedervi sotto un eminentissimo personaggio della Corte Vaticana, ma in realtà si trattava di un importante personaggio sì, ma laico —, annunziava e proponeva uno schema di Trattato di Pace tra l'Italia e la Santa Sede. All'articolo 2 diceva: «le Alte Parti contraenti si dichiarano a vicenda di riconoscere pacifica la situazione territoriale determinatasi dopo quell'epoca, salvo quanto è stabilito nel seguente Trattato». Quindi, uno stato di fatto che doveva diventare uno stato di diritto.

(segue...)