(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]
Naturalmente, nell'agosto 1926 la
Santa Sede poneva come contropartita le seguenti proposizioni:
l'iniziativa deve muovere dal Governo italiano; il Governo italiano
deve dichiarare che le trattative si svolgeranno prescindendo dalla
legge sulle guarentigie; sulle trattative deve essere mantenuto il
più assoluto segreto. E infatti è evidente che se
abbiamo concluso, lo si deve anche alla magnifica disciplina che
abbiamo imposto al popolo italiano. Vi immaginate che cosa sarebbe
accaduto in altri tempi? Quale baraonda e controbaraonda e caos! Una
trattativa diplomatica così delicata e così lunga aveva
bisogno di un segreto che, per parte mia, ho conservato sino
all'ultimo. Vi leggerò alcuni documenti. Ce ne sono molti
altri che saranno letti nel 1951.
Quelli che leggerò sono
importanti, e voi ne capirete il perché senza che io insista
troppo. Ecco una mia lettera:
«Roma, 4 ottobre 1926. Festa
nazionale di San Francesco d'Assisi. Caro Barone, con ferimento ai
colloqui che ho avuto con lei, le confermo la mia convinzione circa
l'utilità di vedere finalmente eliminata ogni ragione di
dissidio fra l'Italia e la Santa Sede.
«La incarico di mettersi in
relazione con i rappresentanti di questa, al fine di conoscere in
base a quali condizioni sia essa disposta ad addivenire ad una
amichevole, generale, definitiva sistemazione dei suoi rapporti con
lo Stato italiano. Questo incarico che le do, non ha carattere né
ufficiale, né ufficioso, ma strettamente confidenziale,
essendo diretto a preparare le basi per gli accordi ufficiali. Mi
auguro che questa preparazione sia tale da facilitare il lavoro
successivo.»
In una lettera mandata all'avv.
Pacelli da S. E. il Cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri,
questi concludeva: «Questo può Ella fin d'ora
assicurare: che la convinzione circa l'utilità e l'importanza
di eliminare ogni ragione di dissidio tra l'Italia e la Santa Sede
non potrebbe essere per questa ultima né più profonda,
né più sentita, come risulta da ripetuti solenni
documenti».
(segue...)
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