(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]

      «Queste trattative, alle quali sono autorizzato da S. M. il Re, si svolgeranno, da parte del Consigliere Barone, con la più assoluta segretezza e ad referendum. Nella fiducia che esse meneranno a risultato favorevole e che in tal modo potrà essere preparata una nuova era nei rapporti tra l'Italia e la Chiesa, mi è grato rinnovare a V. E. le espressioni del mio profondo ossequio.»
      Siamo, dunque, alla fine del 1926. Avete veduto come erano poste le premesse dei negoziati. Ecco che, in questo scorcio del 1926, io mi sono trovato di fronte a una di quelle responsabilità che fanno tremare le vene e i polsi di un uomo. Responsabilità tremenda che non solo risolveva una situazione del passato, ma anche impegnava il futuro! E non potevo chiedere consiglio a chicchessia; solo la mia coscienza mi doveva segnare la strada attraverso penose, lunghe meditazioni.
      Ma io pensavo e penso che una rivoluzione è rivoluzione solo in quanto affronta e risolve i problemi storici di un popolo. È una rivoluzione il Risorgimento perché affrontò il problema capitale dell'unità e dell'indipendenza italiana; rivoluzione è quella Fascista, che crea il senso dello Stato e risolve, man mano che si presentano, i problemi che il passato le ha lasciato. La Rivoluzione doveva affrontare questo problema, pena la sua impotenza; e le soluzioni erano queste: o dichiarare abolita la legge delle guarentigie e dire: la Rivoluzione Fascista considera il Sommo Pontefice alla stregua del supremo moderatore delle Tavole Valdesi o del Gran Rabbino, soluzione assurda e di un rischio enorme, oppure conservare lo statu quo, continuare in questa atonia, in questa cronicità esasperante, indegna di una Rivoluzione.
      La terza strada era quella di affrontare il problema in pieno. Perché, quando si diceva: «occorre una sovranità», non si sapeva quali confini questa sovranità dovesse avere. Si andava dal Po al Garigliano. Era la Città leonina? Era soltanto il Vaticano? Nessuno poteva rispondere a queste domande prima di averle poste a chi di ragione.

(segue...)