(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]
Quanto al miliardo di titoli di
debito pubblico cinque per cento, al portatore, da consegnare
all'atto della ratifica del trattato del Laterano, il Governo
mediante una operazione di tesoro, si farà cedere i titoli
stessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, che ne ha dei mucchi e che li
preleverà dalle proprie disponibilità patrimoniali
senza menomamente toccare né le riserve né il
patrimonio dei diversi istituti da essa amministrati. Lo Stato, a sua
volta, si obbliga, — ciò che costituisce la maggiore
delle garenzie —, a restituirli alla Cassa medesima in un
periodo non superiore a un decennio, con l'acquistarne sul mercato
per non meno di cento milioni all'anno di valore nominale.
A tal uopo, nel bilancio
dell'esercizio prossimo e dei successivi, sarà stanziata la
somma occorrente sia per tali acquisti, sia per gli interessi
corrispondenti delle relative cedole semestrali per l'ammontare nel
primo anno di cinquanta milioni, per decrescere poi di cinque milioni
all'anno.
In tal modo, mediante un
sacrificio relativamente lieve per il bilancio non si turba, e anzi,
si sostiene il mercato dei nostri titoli. Questo vuol dire che
compreremo cento milioni di Littorio all'anno per 10 anni e
stanzieremo questa somma nel bilancio. All'atto della ratifica
consegneremo 750 milioni in contanti. I mezzi necessari sono già
pronti nelle nostre casse, le quali, alla fine di aprile, avevano un
fondo disponibile, cioè liquido — vi raccomando questa
parola — e immediatamente spendibile di oltre due miliardi.
Per quanto concerne l'impostazione
di questa spesa nel bilancio statale le risultanze di questo al 30
aprile e le previsioni dei mesi di maggio e giugno, affidano che
molta parte dei 750 milioni potrà essere coperta con l'avanzo
dell'esercizio corrente. Qui aggiungo che alla fine di aprile il
nostro avanzo è passato da 106 a 363 milioni.
(segue...)
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