(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]

      C'è di più. Qualcuno poteva pensare che il dare 750 milioni di liquido spendibile facesse aumentare quella circolazione che è uno dei miei incubi. Non accadrà nulla di straordinario e meno ancora di catastrofico. Il versamento di tale somma sarà fatto effettivamente dalla Regia Tesoreria alla data fissata. Tuttavia la Santa Sede — e anche qui bisogna riconoscere che il Sommo Pontefice è venuto incontro molto liberalmente ai nostri desideri — in base ad accordi intervenuti, allo scopo esclusivamente di evitare aggravi alla circolazione bancaria, non ne farà prelevamento dalle casse della Banca d'Italia, se non gradualmente. Altre assicurazioni ha fatto la Santa Sede circa l'uso del miliardo del debito pubblico, confermando così quella fiducia nel nostro maggior titolo, dimostrata con la firma degli accordi finanziari.
      Voglio dire ancora che non mi dispiace di aggiungere il peso di questa somma a tacitazione del passato e a garanzia di tutto il futuro.
      È a proposito del Concordato che la critica vociferatoria all'interno e all'estero ha puntato e aguzzato i suoi strali. Ha torto però, perché io dimostrerò che il Concordato concluso con la Santa Sede è il migliore dal punto di vista dello Stato. Ve lo dimostrerò, o signori, e soprattutto vorrei dimostrarlo a quelli che hanno palesato, nella fattispecie, una singolare ignoranza della situazione. Io paragonerò il nostro Concordato con i quattro Concordati stipulati dalla Santa Sede dopo la guerra, con la Lettonia, la quale è una repubblica baltica che ha soltanto il 23 per cento di cattolici; con la Lituania, altra repubblica che ha l'85 per cento di cattolici; con la Polonia che, su 30 milioni di abitanti, ha soltanto il 63 per cento di cattolici di rito latino e l'11 per cento di rito greco e con la Baviera che è cattolica, ma che appartiene alla Repubblica del Reich.

(segue...)