(segue) Discorso al Senato sugli accordi del Laterano
(25 maggio 1929)
[Inizio scritto]

      Non voglio abusare della vostra pazienza con queste rievocazioni culturali, che però giustificano in pieno, io ritengo, la mia affermazione puramente storicistica e niente affatto di indole religiosa, che il cristianesimo ha trovato l'ambiente più favorevole a Roma. Dicevo, infatti, nel mio ultimo discorso: «Comunque su questa constatazione possiamo essere concordi, che il cristianesimo ha trovato il suo ambiente favorevole a Roma».
      Un altro punto il senatore Crispolti ha toccato, ed è quello dei diritti dello Stato sulla educazione e sulla istruzione. Non vorrei che si creassero degli equivoci perché un conto è l'istruzione e un conto è l'educazione. Siamo noi fascisti in regime di feroce monopolio della istruzione? No. Bisognerà dunque ricordare agli immemori che è in Regime fascista che si è aperta ed è stata riconosciuta la prima Università cattolica italiana?
      Ma vi è un lato della educazione nel quale noi siamo, se non si vuol dire intrattabili, intransigenti. Intanto scendiamo dalle zone dell'accademia e vediamo la realtà della vita.
      Dire che l'istruzione spetta alla famiglia, è dire cosa al di fuori della realtà contemporanea. La famiglia moderna, assillata dalle necessità di ordine economico, vessata quotidianamente dalla lotta per la vita, non può istruire nessuno. Solo lo Stato, con i suoi mezzi di ogni specie, può assolvere questo compito. Aggiungo che solo lo Stato può anche impartire la necessaria istruzione religiosa, integrandola con il complesso delle altre discipline. Quale è allora l'educazione che noi rivendichiamo in maniera totalitaria? L'educazione del cittadino.
      Giustamente ha osservato l'on. Bevione che vi si potrebbe rinunziare se uguale rinunzia facessero tutti gli altri. Se il mondo contemporaneo non fosse quel mondo di lupi feroci che conosciamo, tali anche se per avventura portano il cilindro e la necroforica redingote, noi potremmo allora rinunciare a questa nostra educazione, alla quale daremo finalmente un nome, poiché le ipocrisie ci ripugnano: l'educazione guerriera.

(segue...)