(segue) Discorso al Senato sugli accordi del Laterano
(25 maggio 1929)
[Inizio scritto]

      La parola non vi deve spaventare. Necessaria è questa educazione virile e guerriera in Italia, perché durante lunghi secoli le virtù militari del popolo italiano non hanno potuto rifulgere. È solo la guerra che va dal 1915 al 1918 che costituisce, dopo le guerre dell'Impero Romano, la prima guerra combattuta e vinta dal popolo italiano.
      E poiché abbiamo degli interessi da difendere giorno, per giorno come esistenza di popolo, non possiamo cedere alle lusinghe dell'universalismo, che io comprendo nei popoli che sono arrivati, ma che non posso ammettere nei popoli che debbono arrivare.
      Ci sarà veramente, in tema di educazione e di insegnamento religioso nelle scuole medie, quel conflitto tra filosofia e religione di cui ha parlato l'on. Credaro nella sua Rivista Pedagogica? Leggo anche la sua rivista on. Credaro.
      Se si rimarrà fedeli agli ordinamenti e ai programmi del senatore Gentile, io non lo credo. Io credo che, più che la filosofia, è interessante la storia della filosofia, e più ancora della storia della filosofia, la vita dei filosofi; il conoscere come hanno lottato, come hanno sofferto, come si sono sacrificati per conquistare la loro verità. Questo è altamente educativo, per i giovani che si affacciano alla vita dello spirito.
      Ma è poi vero che i cattolici di questo secolo sono così lontani da quelle conquiste di cui si parlava ieri, quando si accennava all'odierno mondo operoso, pieno di vita e di calore? No.
      In una delle relazioni che saranno presentate al VII Congresso Internazionale di Filosofia, che io avrò il piacere e l'alto onore di inaugurare domani, c'è qualcuno che si occupa di questo argomento e fa delle constatazioni interessanti. «Siamo ben lontani oggi — egli dice — dai tempi in cui il padre Cornaldi nel 1881 diceva che tutta la filosofia moderna è la patologia della ragione umana». Esagerato!

(segue...)