(segue) Discorso al Senato sugli accordi del Laterano
(25 maggio 1929)
[Inizio scritto]
Ma anche l'Italia non vi si era
adattata, altrimenti non si comprenderebbero gli innumeri tentativi
fatti dai precedenti Governi per risolvere nel Diritto la situazione
di fatto.
Anche la frase del senatore
Scialoja, sul «non vastissimo territorio» non è di
mio completo gradimento. Non solo il territorio non è
vastissimo, ma non è nemmeno vasto. Non solo non è
vasto, ma non è nemmeno piccolo. È in realtà
minimo. Irrilevante. Padre Semeria a Trieste lo ha chiamato il
territorio «ti vedo e non ti vedo». Per farlo risultare
in una carta geografica ci vuole una «scala» eccezionale.
Ettari 44 di fronte alla Roma del 1929, anno VII, che conta un
milione di abitanti, di fronte all'Italia che, dal 1870 in poi, ha
ancora aumentato notevolmente il suo territorio metropolitano e
coloniale, ettari 44 sono veramente il «corpo ridotto al minimo
necessario per sostenere lo spirito». Sarebbe stato veramente
crudele, oserei dire assurdo, voler restringere ancora questo
territorio, a meno che non si pensasse di dover limitare la sovranità
al solo «studio» del Sommo Pontefice.
Ma ora debbo occuparmi del
discorso del senatore Croce. Voglio dir subito che io gli sono grato
del suo voto contrario. Qui non gioca la favola dell'uva acerba,
perché non abbiamo bisogno di quel voto. Tutte le volte che
gli avversari vengono a me, la cosa mi lascia molto dubitoso. Gli
avversari devono o combatterci o rassegnarsi. Intanto, che cosa ha
detto il senatore Croce? Egli ha detto: «Dichiaro anzitutto,
perché non abbia luogo equivoco, che nessuna ragionevole
opposizione potrebbe sorgere da parte nostra all'idea della
conciliazione dello Stato italiano con la Santa Sede. La
dichiarazione è perfino superflua, in quanto è troppo
ovvia. La legge stessa delle guarentigie avrebbe avuto il complemento
della conciliazione se la Santa Sede l'avesse accettata, o se,
movendo da essa, avesse aperto trattative, che non erano escluse e
potevano essere coronate d'accordo. I ripetuti tentativi, fatti nel
corso di più decenni dall'una e dall'altra parte, comprovano
la tendenza a metter fine ad un dissidio che apportava danni o
inconvenienti all'una e all'altra parte, e non starò ora a
cercare per minuto a quale delle due li apportasse maggiori».
(segue...)
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