(segue) Al Congresso dei Filosofi
(26 maggio 1929)
[Inizio scritto]

      Ma è poi vero che il Fascismo si sia disinteressato dei problemi dello spirito? No. Vi ricordo che il Fascismo ha esordito in Italia con una riforma dei nostri ordinamenti scolastici, riforma meditata, audace e feconda, riforma che torna a onore indiscutibile del filosofo Giovanni Gentile e che è un titolo di merito per tutto il Regime, riforma che ha già dato risultati eccellenti e ne darà maggiori nel futuro se vi resteremo fedeli non solo nella lettera ma nello spirito.
      Dopo la legge Casati, dopo i tentativi fatti nell'intervallo, i soliti odiosi «ritocchi» coi quali purtroppo si finisce per alterare la fisionomia delle leggi, dopo il periodo di incertezze e di negligenza spirituale, oggi la scuola ha i suoi statuti, e li ha promulgati il Regime fascista il quale, in questi sette anni, ha curato grandi edizioni, come la Leonardiana, la Galileiana, i classici e i moderni: dai latini all'Opera Omnia di Gabriele D'Annunzio; ha riorganizzato il Consiglio nazionale delle ricerche, ha creato l'Accademia d'Italia, ha appoggiato l'Enciclopedia Italiana, documento monumentale che tornerà a onore di questo tempo «fascista», e oggi stesso, mentre noi siamo qui raccolti, si svolge in tutta Italia la «Festa del Libro», tentativo niente affatto mercantile, ma molto suggestivo, per accostare il libro a sempre più vaste masse di popolo.
      Questo è il consuntivo dell'opera del Regime fascista di fronte ai problemi della cultura italiana. Non v'è quindi da stupirsi se io, che non sono filosofo di professione, partecipo a questo vostro Congresso i cui temi profondamente mi interessano non solo dal punto di vista della mera curiosità, quantunque la curiosità sia la madre della filosofia, ma anche dal punto di vista della dottrina, che serve ad animare gli orientamenti pratici dell'azione quotidiana.
      Una relazione come quella del professor Gentile sulla filosofia e lo Stato m'interessa per ragioni evidenti, e anche quella di Bernardino Varisco sulla filosofia e il Cristianesimo e di A. Guzzo sull'insegnamento filosofico nella scuola pubblica. Ecco poi nell'elenco delle comunicazioni: G. Casazza, Religione e ragione, G. Ferretti, Religione e magia; R. Michels, I concetti filosofici dello Stato riguardo alla sua funzione economica nella storia delle dottrine, O. Muscato, Scuola laica o religiosa e suoi presupposti teorici; R. Pavesi, Empirismo e filosofia; U. Redano, Primi presupposti per le nuove dottrine del diritto pubblico italiano; U. Spirito, Scienza e filosofia; e infine A. Volpicelli, Giurisprudenza e filosofia. Quando io sarò in possesso di queste relazioni, le leggerò con la più grande attenzione.

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