Al Gran Rapporto del Fascismo
(14 settembre 1929)


      Discorso pronunziato il 14 settembre a Palazzo Venezia alla grande Assemblea del Partito Nazionale Fascista.

      Camerati!
      Questa vostra assemblea si trova dinanzi a due fatti compiuti: il rapporto dei 92 prefetti del Regno, molto importante, come vi dimostrerò fra poco, e la nuova sistemazione del Governo, la cui notevole portata vi illustrerò in seguito, sebbene io pensi che sia già dal vostro spirito chiaramente intuita.
      Le mie parole, come sempre da ormai un ventennio di battaglie politiche, delle quali un decennio di battaglie fasciste, vengono dopo i fatti, i quali non traggono origine da assemblee, né da preventivi consigli od ispirazioni di individui, di gruppi o di circoli: sono decisioni che io maturo da solo e delle quali, come è giusto, nessuno può essere a preventiva conoscenza: nemmeno gli interessati che possono essere gradevolmente sorpresi anche quando lasciano il posto. Un uomo solo tempestivamente è informato, il Capo dello Stato, la Maestà del Re.
      Per quanto sembri, dopo una settennale esperienza, quasi assolutamente superfluo, voglio ripetere che ritengo questo riserbo assolutamente necessario e comunque appartiene oramai a quello che si è convenuto chiamare il mio stile di Governo al quale intendo di restare naturalmente fedele. Da ciò potete dedurre quale credito si debba accordare ai cosiddetti «uffici voci», composti in massima parte di delusi, di sfaccendati e di imbecilli.
      Un terzo ordine di fatti, che più da vicino vi riguarda, voi apprenderete, nel corso stesso delle mie parole.
      I capi della provincia, dei quali almeno una quarantina vengono più o meno direttamente dalla vostra gerarchia, mi sono apparsi, dopo gli esaurienti e spesso minuti colloqui, sempre più all'altezza del loro delicato compito, che abbraccia tutta la vita di una provincia in tutte le sue espressioni politiche, amministrative, economiche, sociali, morali. Sono soddisfatto in genere ed in particolare per aver constatato che è stato raccolto il mio monito concernente la verità che bisogna sempre dirmi, in ogni caso, soprattutto quando è spiacevole, poiché tacendola si impedisce di correre in tempo ai ripari. Gli argomenti sui quali io avevo invitato i Prefetti a riferirmi in particolare, mi permettono di tracciarvi il panorama generale della Nazione in questa fine dell'anno.

(segue...)