(segue) Al gran rapporto del Fascismo
(14 settembre 1929)
[Inizio scritto]

      Del resto migliaia di preti, come cappellani delle nostre legioni anziane e giovanili, sono da sette anni legati molto intimamente alla vita del Regime. Del resto il Regime ha novemila vedette in ogni angolo d'Italia, pronte a segnalare eventuali sconfinamenti e un Governo sensibile e vigile a Roma. Ha le sue forze, i suoi ideali, il suo avvenire, garantito dall'educazione fascista delle nuove generazioni. Dato l'atteggiamento volonteroso del clero maggiore e minore, non v'è dubbio che il color optimus è destinato a riapparire tanto più presto, quanto più rapidamente si rinunzierà a intentare processi a personalità e a vicende del Risorgimento, sulle quali oramai il nostro e il giudizio del popolo italiano sono definitivi, quanto più presto si rinunzierà a «forzature» giornalistiche, organizzative, oratorie, che non hanno uno scopo preciso in un Regime come il nostro e non fanno che sollevare più o meno legittimi motivi di divisione e di sospetto; quanto più presto si smetterà d'avanzare la tesi del «Potere indiretto» della Chiesa, tesi che noi nella maniera più categorica respingiamo, in quanto non ci è dato conoscere dove questo Potere cominci e dove finisca e di quali mezzi si giovi e per quali scopi. Questo quadro ha, come dicevo, in talune provincie, specie di confine, le sue ombre, che vanno però a poco a poco disperdendosi.
      Un altro argomento all'ordine del giorno dei colloqui coi Prefetti è stato l'esame della situazione che si determinerà con la fine del vincolismo in materia di pigioni. Il Governo fascista ha abituato gli Italiani al mantenimento di quanto afferma: col 30 giugno 1930 è stata decisa la fine del vincolismo, durato sedici anni: col giugno questo inevitabilmente avverrà. Ma la situazione è, nel complesso, rassicurante. La certezza della fine della politica vincolistica ha già provocato una sicura ripresa dell'attività edilizia.

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