(segue) Al gran rapporto del Fascismo
(14 settembre 1929)
[Inizio scritto]
Duce! Il 7 aprile si compiono tre
anni dalla mia assunzione alla carica di Segretario. Il bilancio
della mia modesta opera lo conoscete: credo di aver servito con
fedeltà e coscienza. Qualunque sia il vostro comando, voi
sapete che io risponderò come tre anni fa: sta bene! Perciò
lasciate che anch'io vi dica il mio animo. Ritengo che meglio sia
ch'io me ne rientri nei ranghi. È necessario, Duce, che
qualcuno dia questo esempio: andarsene senza chiedere nessun'altra
poltrona e nessuna pensione; andarsene mettendosi sull'«attenti»
e dicendovi: grazie per avermi consentito di servire e per avermi
dato più di quello che io non meritassi per le mie qualità.»
A questa lettera di perfetto stile
fascista io do una risposta, ordinando ad Augusto Turati di rimanere
al suo posto e di continuare la sua fatica. Augusto Turati ha
grandemente benemeritato della causa della Rivoluzione fascista; è
un uomo sul quale posso contare, sul quale il Regime può
contare. Ma il ciclo della sua attività non è concluso:
il Partito Nazionale Fascista deve esser grato a Turati; durante i
tre anni del suo segretariato, egli ha creato delle istituzioni che
sono entrate definitivamente nella vita del Regime.
Ricordo il Dopolavoro, i Comitati
intersindacali, germe del Consiglio nazionale e dei futuri Consigli
provinciali delle Corporazioni, le Milizie universitarie, la
fascistizzazione delle forze sportive, la riforma dello statuto del
P. N. F. secondo i dettami della nostra dottrina, le opere
assistenziali, l'Associazione degli ufficiali in congedo. Immense
forze numeriche e morali, che erano fuori del Regime, vi sono state
introdotte dall'opera di Augusto Turati. Egli ha dilatato l'azione
del Partito a tutte le categorie della popolazione. Ecco il terzo
tempo in atto e che deve essere soltanto accelerato!
Ma il merito maggiore di Augusto
Turati è stato quello di avere realizzato, in seno al Partito
Nazionale Fascista, la dottrina dello Stato. Quand'egli grida ai
fascisti: «Avete voluto lo Stato forte; accettatelo, anzi
adoratelo!», egli esprime, nella forma più solenne e più
religiosa, l'esigenza fondamentale dello Stato in genere e dello
Stato fascista in particolare.
(segue...)
|