(segue) Al gran rapporto del Fascismo
(14 settembre 1929)
[Inizio scritto]
Tornando al Partito Nazionale
Fascista è evidente tuttavia che il suo statuto ha bisogno di
qualche ritocco sostanziale e formale, dopo tre anni di esperienza.
Più importante è poi
modificare la composizione del Gran Consiglio. Cinquantadue persone
oggi, aumentabili domani, sono troppe per un organismo che deve
discutere e decidere in segreto. È una assemblea di corpi,
invece di essere un'assemblea di capi. È inutile che Governo,
Partito, Sindacati siano rappresentati al completo. Uno Stato
Maggiore deve essere ridotto al minimo in fatto di componenti, se si
vuole che sia efficiente e realmente segreto.
In questi ultimi tempi,
generalizzando episodi isolati, le forze dell'antifascismo hanno
tentato di inscenare una nuova questione morale. Nel 1924 la
«questione morale» consisteva nel far apparire gli uomini
del Fascismo come dei criminali; oggi la questione morale, tipo 1929,
consiste nel far credere che gli uomini del Fascismo, quelli che
coprono posti di responsabilità, siano dei disonesti.
Attraverso un caso si vorrebbe colpire migliaia di autentici
galantuomini per infangare il Regime.
Davanti a questo tentativo vile e
miserabile, io ritrovo gli accenti del 3 gennaio. La verità
vera e inconfutabile è che le gerarchie del Regime fascista si
compongono, nella loro quasi totalità, di uomini onesti e
disinteressati, di uomini che meritano tutta la stima del popolo. Non
permetteremo che questo infame tentativo generalizzatore sia
continuato. Non permetteremo che la bavosa calunnia dei nemici —
aperti ed occulti — riesca ad avvelenare l'animo del popolo.
È questa la vana speranza
che oggi fa tripudiare tutti i nemici del Regime. Abbiamo punito e
continueremo a punire il soldato che manca o sgarra, ma puniremo
anche coloro i quali tentino, attraverso la defezione di un singolo,
bollare di ignominia tutto l'esercito. I cosiddetti «scandali»
del Regime sono, per proporzione e numero, infinitamente minori di
quelli che avvengono in tutti i regimi ed in tutti i tempi; e per
convincersene senza disturbare la storia, ci si può limitare
alle cronache, da quelle dell'Italia prefascista, che aveva inventato
i «carrozzoni» a quelle recentissime, odierne dei paesi
europei e d'oltre Oceano!
(segue...)
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