(segue) Al gran rapporto del Fascismo
(14 settembre 1929)
[Inizio scritto]
Ecco perché agisce così
intensamente sull'animo dei giovani modellandone il carattere,
facendoli osservatori tenaci e disciplinati.
Gli osservatori stranieri notano
che il popolo italiano parla poco, gestisce meno e sembra dominato da
una sola volontà: è la politica del Fascismo la quale
insegna che per divenire grandi secondo la massima della filosofia
del superuomo «bisogna avere la gioia di obbedire a lungo e in
una stessa direzione».
«Cosa ho fatto?» si
domandava Napoleone tracciando il consuntivo della sua vita
straordinaria, e rispondeva: «Il bel bacino di Anversa e quello
di Flessinga, capaci di contenere la squadra più numerosa; le
opere idrauliche di Dunkerque, di Havre, di Nizza, le opere marittime
di Cherbourg, le strade da Anversa ad Amsterdam, da Magonza a Metz,
da Bordeaux a Bajona, i valichi del Sempione, del Moncenisio, del
Monginevro, della Cornice che aprono le Alpi in quattro direzioni e
sorpassano in ardimento, grandezza e sforzo tutti i lavori dei
romani. Le strade dai Pirenei alle Alpi, da Parma a Spezia, da Savona
al Piemonte, i ponti di Jena, di Austerlitz, dell'Arti, di Sevres, di
Tours, di Roanne, di Lione, dell'Isere, il canale che congiunge il
Reno col Rodano, il prosciugamento delle paludi di Bourgoin, di
Cotentin, di Rochefort.
«Il Codice civile, il museo
napoleonico, il ristabilimento della maggior parte delle chiese
demolite durante la rivoluzione; la costruzione del Louvre, gli
acquedotti di Parigi... ecco un tesoro che durerà nei secoli!
Ecco dei documenti che faranno tacere la calunnia!»
Noi ci guardiamo bene dallo
stabilire confronti che sarebbero assurdi: vogliamo soltanto dire che
sette anni appena di Regime fascista hanno non meno vastamente e
profondamente operato nella realtà italiana. Il pensiero trova
oramai difficoltà ad abbracciare l'immenso panorama delle
trasformazioni materiali e morali che abbiamo compiuto. Coloro che
abbandonarono per viltà o antifascismo l'Italia avranno un
giorno la suprema vergogna di non più riconoscerla nelle
città, nelle campagne, negli uomini!
(segue...)
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