(segue) Ai veliti del grano
(8 dicembre 1929)
[Inizio scritto]
Gli agricoltori francesi non
devono essersi molto contentati degli articoli della stampa parigina
e lo prova il fatto che hanno inscenato una dimostrazione a Parigi
contro il ribasso. È evidente che il ribasso non si cura con
le dimostrazioni. Da un articolo dell'Écho de Paris del 21
settembre risulta che si è venduto del grano in talune regioni
della Francia a 125 franchi cioè a meno di 100 lire italiane.
A un certo momento tutta la stampa francese si è occupata di
quello che, su taluni giornali, veniva senz'altro chiamato «lo
scandalo del grano» cioè lo scandalo del basso prezzo
del grano. Il Governo è corso ai ripari, ma non più in
tempo per quest'anno.
Il fenomeno non è stato
dunque soltanto italiano, ma francese, ma universale. Fissare in
anticipo i prezzi futuri del grano è semplicemente assurdo. Da
oggi, 8 dicembre, giorno nel quale ho il piacere e l'onore di
parlarvi, al mese di luglio 1930 accadrà un fatto che non si
deve dimenticare: cioè il raccolto del grano argentino e
australiano. L'entità di quel raccolto influirà sui
prezzi. L'ideale sarebbe di avere abbondante raccolto e ottimi
prezzi, ma questo assai di rado può verificarsi.
Che cosa si deve fare perché
il prezzo del grano non rinvilisca al momento del raccolto e nelle
settimane immediatamente successive? Il Comitato del grano si è
occupato diffusamente e analiticamente della questione: i
provvedimenti più efficaci che possono influire per evitare la
discesa dei prezzi sono il dazio doganale, la temporanea
esportazione, l'obbligo ai mulini di macinare per un certo periodo di
tempo soltanto grani nazionali e, sopra tutto, aumentare il
rendimento quantitativo per ettaro.
Fate questo calcolo: 60 milioni di
quintali venduti a 150 rappresentano un valore di 9 miliardi di lire,
80 milioni di quintali venduti anche soltanto alla media di 125 lire
rappresentano un valore di 10 miliardi.
(segue...)
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