(segue) Compiti della Corte dei Conti
(25 gennaio 1930)
[Inizio scritto]

      Basilare, il discorso di Quintino Sella, discorso tutto attraversato dalle preoccupazioni del momento, ma infiammato dalle speranze del domani. «Torino, diceva Sella, affretta nei suoi voti il giorno in cui si entrerà nella Città Eterna e nel quale essa perderà bensì il più grande onore, quello di ospitare il suo Re, il Parlamento e il Governo, ma l'unità d'Italia avrà assetto veramente incrollabile».
      E più oltre: «A voi spetta quindi il tutelare la pubblica fortuna, il curare la osservanza della legge, per parte di chi le debba maggiore riverenza, cioè del potere esecutivo, senza che abbia a menomare quella energia e prontezza di esecuzione, che in alcuni momenti decide dell'avvenire di un Paese. Voi adempirete il vostro mandato in guisa che dalla istituzione di questa Corte l'Italia tragga i più lieti auspici per la sua unità amministrativa e legislativa».
      Queste parole di Quintino Sella sono state veramente profetiche. La Corte dei Conti vi ha tenuto pienamente fede lungo sette decenni, ricchi di varie e formidabili vicende, che hanno resa più grande l'Italia, nel territorio e negli spiriti. La Corte dei Conti ha assolto i suoi compiti delicati ed essenziali con alto senso di dovere, con non mai smentito civismo.
      Le attribuzioni della Corte dei Conti, così come furono stabilite al titolo secondo della legge, dall'articolo 10 all'art. 48, tali rimangono oggi. La riforma della legge sulla Corte dei Conti non concerne i compiti fondamentali della Corte stessa e che sono stabiliti lapidariamente nell'art. 10. Si tratta di aggiornare la legge alle nuove necessità e di perfezionare i metodi di lavoro.
      Dall'Italia di Quintino Sella all'Italia del Fascismo il cammino è enorme; ma l'esigenza del controllo permane. Non solo, ma tale esigenza è acutizzata in relazione alle proporzioni assunte dalla amministrazione di un grande Stato moderno.

(segue...)