Ai Podestà
(30 gennaio 1930)
Il 30 gennaio, a
Roma, in una sala di Palazzo Venezia, il Duce tenne il gran rapporto
dei Podestà dei Capoluoghi di Provincia. In questa occasione
il Capo del Governo pronunciò il seguente discorso:
Noi, prima di essere gerarchi,
amministratori, podestà, uomini di Governo, insigniti di
dignità o di cariche, siamo militi del Fascismo e soldati
della Rivoluzione fascista.
Io voglio ancora dirvi una cosa
che vi farà piacere, ed è questa: che di tutte le
manifestazioni che si sono svolte a Roma durante le nozze del
Principe Ereditario, quella che ha di più impressionato i Re
ed i Principi stranieri è stata l'ultima, che fu definita
molto autorevolmente «La parade de l'État». Voglio
aggiungere che l'esperimento podestarile è pienamente riuscito
in tutta Italia, che i podestà, nella loro enorme maggioranza,
oserei dire nella loro totalità, sono all'altezza della
situazione; che in moltissime Provincie quasi tutti i podestà
offrono la loro opera gratuitamente: che i casi di scorrettezza o di
cattiva amministrazione sono sempre più rari; ragione per cui
se qualche episodio ingrato si verifica, sarebbe una enorme
ingiustizia farlo ricadere sopra gli amministratori dei comuni
d'Italia, che, come vi ripeto, nella loro quasi assoluta totalità,
sono perfettamente degni della carica delicatissima che ricoprono.
Il Capo del
Governo accennò poi alla utilità delle regolari
convocazioni delle consulte, ai registri di popolazione che devono
essere assolutamente in regola in vista del censimento decennale del
1931, alla tenuta dei Corpi armati municipali che deve essere
perfetta, al metodo di lavoro ed alla necessaria presenza in ufficio.
E proseguì:
(segue...)
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