(segue) Ai Podestà
(30 gennaio 1930)
[Inizio scritto]

      Abbiamo costituito, sotto l'egida del Governo, il Sindacato di difesa della seta, stiamo occupandoci della situazione dei cotonieri. Tutte le industrie, insomma, che abbiano qualche ragione di vita sono da noi tutelate, anche con l'aumento di dazi doganali, qualche volta in misura proibitiva.
      Non vi parlo dei lavori pubblici, perché siete voi testimoni oculari di questo sforzo notevole che l'Italia fascista sta compiendo. Anche per l'agricoltura abbiamo provveduto; è di ieri una riunione per affrontare il problema della canapa. Ci siamo preoccupati dell'olio e il prossimo Consiglio dei Ministri si occuperà del problema del vino, di quei sei o sette milioni di ettolitri del vecchio raccolto del 1928 invenduti.
      Non è vero che la crisi attuale dipenda dal livello più alto o più basso della stabilizzazione, perché si trovano in difficoltà gli Stati che hanno rivalutato al cento per cento, come l'Inghilterra ed i Paesi scandinavi. Nelle stesse o peggiori situazioni si trovano coloro che hanno ridotto a zero la loro moneta come la Germania, la Polonia, l'Austria e la Russia. Né stanno in posizione di comodo quelli che hanno stabilizzato la loro moneta ad un certo valore, rivalutandola o svalutandola fino ad un certo punto.


      S. E. il Capo del Governo affermò quindi che la situazione economica è attentamente seguita dal Governo nell'insieme e nei particolari: essa è, nel momento attuale, l'unico problema importante di ordine interno. I sintomi della ripresa, dopo l'inevitabile stasi invernale, si moltiplicano ovunque. S. E. il Capo del Governo concluse invitando i podestà a ricordarsi che anche dalle loro azioni il popolo italiano valuterà il Regime fascista il quale, realizzazione di una grande rivoluzione nazionale e sociale, ha dinanzi a sé aperte le vie del futuro.

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