(segue) Michele Bianchi
(3 marzo 1930)
[Inizio scritto]
Voglio anche ricordare il «modo»
della sua fine. L'uomo che aveva strenuamente combattuto per un
decennio sotto i duri simboli delle verghe e della scure, volle
cattolicamente morire nel conforto dei riti e delle speranze, della
millenaria religione del Popolo italiano. Il Popolo di Roma e le
Camicie nere di tutta Italia, ora è un mese, tributarono al
Quadrumviro onoranze grandiose e indimenticabili. Esse ebbero un
carattere severamente guerriero e rivoluzionario. All'appello rispose
il grido affettuoso di una moltitudine e fu così alto da
coprire per un istante il rombo potente dei motori.
Ora Michele Bianchi, l'amico, il
camerata, dorme per sempre nella sua terra di Calabria, ma vive nei
nostri spiriti e vivrà nella storia di questo secolo, che è
il secolo del Fascismo.
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