(segue) La crisi economica mondiale
(1 ottobre 1930)
[Inizio scritto]

      Avendovi abituati al mio linguaggio duro, preciso, senza eufemismi e reticenze, non stupirete se vi dico che la situazione dall'ottobre è notevolmente peggiorata in tutto il mondo e quindi anche in Italia. È infatti dell'ottobre del '29 lo scoppio, — potrebbe dirsi ad alto esplosivo —, della crisi americana. Non vi è nessun motivo di soddisfazione per noi nel constatare che in tutti i Paesi la depressione economica si è acutizzata, anzi la cosa ci rattrista profondamente, né cerchiamo in questa constatazione alibi o giustificazioni di sorta. Coloro che credono ai paradisi altrui possono liberamente andare a vedere, a sentire, a provare.
      Per quanto concerne l'Italia, quattro indici indiscutibili caratterizzano il fenomeno della sua attuale fase: il numero dei protesti cambiari; il numero dei dissesti o fallimenti; la minore occupazione operaia; la contrazione delle entrate dello Stato.
      Va da sé che il Governo non assiste, da spettatore impassibile, allo svolgersi del fenomeno, né fa soltanto assegnamento sulle forze equilibratrici e riparatrici della natura. Interviene come è suo diritto e dovere. Interviene con misure di ordine generale (sono o non sono cadute, come era stato promesso, tutte le bardature economiche superstiti della guerra? bardature di cui vi risparmio la lunga enumerazione); e interviene nei casi singoli, quando sono in gioco interessi collettivi di qualche rilievo.
      Domando: poteva lo Stato disinteressarsi della sorte della Cosulich, società di navigazione e cantiere, dal momento che la Cosulich è fattore essenziale dell'economia della Venezia Giulia? Poteva lo Stato imitare il non lodevole gesto di Ponzio Pilato di fronte alle Cotoniere meridionali, una grande industria napoletana che assicura il lavoro a circa 10.000 operai? Poteva lo Stato rimanere insensibile di fronte al pericolo che 81.000 piccoli depositanti della provincia di Novara si vedessero dimezzati i loro sacri, sudatissimi risparmi? Poteva lo Stato rifiutare agli industriali di aumentare la sua percentuale di garanzia dal 65 al 75 per cento quando si è trattato dei 200 milioni di ordinazioni dalla Russia?

(segue...)