(segue) La crisi economica mondiale
(1 ottobre 1930)
[Inizio scritto]

      L'azione del Regime, — positiva e negativa, ausiliatrice e punitrice —, è in atto; si svolge giorno per giorno come ognuno di voi sa e può constatare. Nessuno che sia intelligente e galantuomo può attendere dei prodigi: sino a oggi, non li ha fatti nemmeno Hoover, che è l'uomo più potente del mondo nel Paese più ricco del mondo. Si tratta di eliminare le punte di maggiore disagio, di facilitare l'opera delle forze riparatrici, di bonificare il morale dei produttori, poiché anche il morale ha la sua importanza nello svolgimento dei fenomeni economici.
      Gli uomini lavorano, producono, consumano, ma hanno anche e sopra tutto un sistema nervoso, che reagisce positivamente o negativamente, — per il gioco realissimo degli imponderabili —, sul lavoro, sulla produzione, sul consumo.
      La domanda che viene spontanea dalla mente alle labbra è questa: a che punto siamo? quanto durerà? È la domanda che gli uomini delle trincee si facevano nel passare degli anni. La stessa domanda viene avanzata da coloro che da tre anni ormai tengono duro nelle trincee dell'economia italiana.
      Quello che io sto per dirvi non dovete interpretarlo in senso assoluto, ma come un punto di vista, risultato di un esame diligente e continuativo della situazione. Se non accadranno eventi imprevisti e irreparabili come una guerra, — e qui aggiungo che l'Italia ha fatto, fa e farà tutto il possibile per evitarla —, se le fasi del fenomeno non saranno turbate da elementi estranei, noi stiamo già lasciandoci la notte alle spalle e camminiamo, verso l'aurora.
      In altri termini, la crisi ha toccato proprio in questi giorni, coi nuovi tracolli americani, la sua acme, dopo di che l'alternativa è semplice: o la fine o la ripresa. Ma poiché né l'economia mondiale né l'umanità possono perire, è la ripresa che si verificherà. Non bisogna, però, a questo punto peccare di precipitazione: questo ciclo della ripresa non potrà essere inferiore a tre anni, quando si voglia misurare, nel tempo, il trapasso dell'attuale stato di strettezze a uno stato di relativa prosperità.

(segue...)