(segue) La Roma di Mussolini
(18 marzo 1932)
[Inizio scritto]
Del resto, tutto quello che di
grande, di bello, di venerabile è rimasto, noi lo conserviamo,
non solo; ma lo aumentiamo. Le strade dei colli e del mare risolvono
un problema di ripristino dell'antichità e di viabilità
in grandissimo stile.
Di una cosa sono orgoglioso: di
avere ricondotto i romani al mare. Lo avevano dimenticato. È
distante appena 20 minuti di tram e di automobile. Spero che col
tempo rispunteranno anche delle virtù marinare. Debbo dire che
Roma, nell'antichità, non ebbe delle qualità marinare
eccezionali, però riuscì a battere Cartagine anche sul
mare.
Spostando la popolazione verso i
colli o verso il mare, noi effettuiamo il disistipamento di Roma,
demoliamo tutte le casupole infette, facciamo i diradamenti necessari
a tutti i fini, diamo del sole, della luce, dell'aria al popolo.
(Approvazioni).
Si commetteranno degli errori?
Certamente. Per esempio, io credo che quell'enorme ospedale che è
sorto nell'Isola Tiberina sia un errore. Come si può pensare
di fare un ospedale in un'isola ed in quell'isola?
E, giacché altra volta qui
si è parlato del palazzo di Magnanapoli, bisogna che dica la
mia opinione. Io non discuto l'architettura di quel palazzo, ma mi
permetto di opinare che esso sia un errore almeno topografico. È
un infortunio capitato alla Cassa Infortuni (ilarità, applausi
prolungati), alla quale però ho inibito da tempo di andare ad
occupare così sontuosi locali. (Vivi applausi).
Signori Senatori, l'11 ottobre del
1860, il conte di Cavour pronunciava un famoso e memorabile discorso.
Ad un certo punto egli disse: «Durante gli ultimi 12 anni, la
stella polare di Vittorio Emanuele fu l'ispirazione dell'indipendenza
nazionale. Quale sarà questa stella riguardo a Roma? La nostra
stella, o signori, ve lo dichiaro apertamente è di fare che la
Città Eterna, nella quale 25 secoli hanno accumulato ogni
genere di gloria, diventi la splendida Capitale del Regno italico».
(segue...)
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