(segue) Per il XIII anniversario dei Fasci
(23 marzo 1932)
[Inizio scritto]

      Dopo tredici anni di prove memorabili, che hanno trasformato l'Italia in una Nazione e in uno Stato, verso il quale converge l'attenzione benevola o nemica del mondo, abbiamo intatto lo spirito delle prime giornate.
      A noi!
      Roma, da Palazzo Venezia.


      Nella stessa occasione, il Duce pronunziò in Roma, davanti al popolo raccolto in grande massa, il seguente discorso:

      Popolo dell'Urbe, Camicie Nere di Roma!
      Cinque mesi or sono, in un'adunata imponente come questa, da questo balcone, io vi dissi che l'inverno sarebbe stato aspro, ma che l'avremmo superato. Malgrado la inclemenza inconsueta della tramontana, siamo già nella primavera. Voi sapete, per ormai decennale esperienza, come io tenga fede alle mie parole. (Acclamazioni entusiastiche).
      Fin da oggi vi dichiaro che per l'inverno futuro daremo più lavoro e, se necessario, un'assistenza ancor più vasta e fraterna, a tutto il popolo italiano. (Applausi entusiastici e prolungati).
      Nell'anniversario che voi celebrate con la vostra imponente manifestazione di masse, voglio dirvi che la parola d'ordine è immutata: «Durare!» Durare sino alla vittoria! Durare oltre la vittoria, per l'avvenire e la potenza della Nazione.
      A chi l'Italia?
      Un grido altissimo della moltitudine risponde: A noi!