(segue) Lezioni della realtà
(12 maggio 1932)
[Inizio scritto]
Coloro che in Inghilterra e
altrove covavano delle illusioni, devono avere letto quelle cifre e
avuto nel contempo l'impressione di una mazzata sul loro cervello,
più o meno gassoso. L'unico elemento positivo che ha evitato
alla crisi inglese uno sviluppo più catastrofico, è
stato il severo controllo della circolazione, che non è
aumentata in maniera apprezzabile. Se ci fosse stato questo aumento
di «segni» monetari, cioè di carta più o
meno resistente, più o meno artisticamente disegnata, nessuno,
per quanto onnipotente, avrebbe impedito un aumento dei prezzi
infinitamente maggiore di quello verificatosi, e che avrebbe
immediatamente inghiottito il margine di svalutazione sul quale si
contava — almeno in un primo momento — per attivare
l'esportazione. L'Inghilterra è riuscita a non stampare moneta
e — soprattutto per questo — la sterlina da 5,41 rispetto
al dollaro, ha potuto successivamente quotare sino a 3,80, per
oscillare, da qualche tempo, su 3,65-3,70. Due grandi Paesi hanno in
questi ultimi tempi seguito una politica di inflazione: Stati Uniti e
Giappone; in entrambi i Paesi essa è — dal punto di
vista della ripresa economica — completamente fallita. Anzi ha
aggravata la crisi e le voci che giungono dagli Stati Uniti hanno una
intonazione così grave, da sembrare apocalittica. Riversare
sulla deflazione i guai del mondo è semplicemente assurdo. La
deflazione non è una causa, è una conseguenza. Quando i
prezzi discendono perché ci sono troppe merci che non trovano
consumatori e quindi il potere di acquisto delle monete aumenta, è
evidente che l'aumentato potere di acquisto di una moneta libera
quantitativamente una parte del totale della moneta stessa e che
oramai una lira del 1932 vale quanto due lire del 1927 e che la
circolazione può essere ridotta della metà e forse
anche di più, se la circolazione è rapida e se è
accompagnata da altri mezzi di pagamento sussidiari.
(segue...)
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