(segue) Epopea garibaldina
(4 giugno 1932)
[Inizio scritto]

      In Lui si riassunsero e sublimarono le qualità migliori del popolo italiano e quelle peculiari della schiatta ligure, solida e coraggiosa, pratica e idealista ad un tempo.
      Sono passati 50 anni dal giorno in cui il suo cuore gagliardo cessò di battere ed i suoi occhi si chiusero dopo un'estrema visione di dolcezza che gli ricordava i suoi figli. L'isola solitaria è diventata, da allora, uno dei luoghi sacri della Patria e tale resterà nei secoli!
      Sire, graziosa Regina!
      Se per un prodigio il Cavaliere Bronzeo che sorge qui vicino diventasse uomo vivo e aprisse gli occhi, mi piace sperare che Egli riconoscerebbe la discendenza delle sua camicie rosse nei soldati di Vittorio Veneto e nelle camicie nere che da un decennio continuano, sotto forma ancora più popolare e più feconda, il suo volontarismo e sarebbe lieto di posare il suo sguardo su questa Roma luminosa, vasta, pacificata che Egli amò d'infinito amore e che fin dai primi anni di giovinezza identificò con l'Italia!
      Sire!
      Finché su questo colle dominerà la statua dell'Eroe, sicuro e forte sarà il destino della Patria!