(segue) La dottrina del Fascismo: I. Idee fondamentali - II. Dottrina politica e sociale
(giugno 1932)
[Inizio scritto]
7. — Antiindividualistica,
la concezione fascista è per lo Stato; ed è per
l'individuo in quanto esso coincide con lo Stato, coscienza e volontà
universale dell'uomo nella sua esistenza storica (11). È
contro il liberalismo classico, che sorse dal bisogno di reagire
all'assolutismo e ha esaurito la sua funzione storica da quando lo
Stato si è trasformato nella stessa coscienza e volontà
popolare. Il liberalismo negava lo Stato nell'interesse
dell'individuo particolare; il fascismo riafferma lo Stato come la
realtà vera dell'individuo (12). E se la libertà
dev'essere l'attributo dell'uomo reale, e non di quell'astratto
fantoccio a cui pensava il liberalismo individualistico, il fascismo
è per la libertà. È per la sola libertà
che possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e
dell'individuo nello Stato (13). Giacché, per il fascista,
tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e
tanto meno ha valore, fuori dello Stato. In tal senso il fascismo è
totalitario, e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni
valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo
(14).
8. — Né individui
fuori dello Stato, né gruppi (partiti politici, associazioni,
sindacati, classi) (15). Perciò il fascismo è contro il
socialismo che irrigidisce il movimento storico nella lotta di classe
e ignora l'unità statale che le classi fonde in una sola
realtà economica e morale; e analogamente, è contro il
sindacalismo classista. Ma nell'orbita dello Stato ordinatore le
reali esigenze da cui trasse origine il movimento socialista e
sindacalista, il fascismo le vuole riconosciute e le fa valere nel
sistema corporativo degli interessi conciliati nell'unità
dello Stato (16).
9. — Gli individui sono
classi secondo le categorie degli interessi; sono sindacati secondo
le differenziate attività economiche cointeressate; ma sono
prima di tutto e soprattutto Stato. Il quale non e numero, come somma
d'indvidui formanti la maggioranza di un popolo. E perciò il
fascismo è contro la democrazia che ragguaglia il popolo al
maggior numero abbassandolo al livello dei più (17); ma è
la forma più schietta di democrazia se il popolo è
concepito, come dev'essere, qualitativamente e non quantitativamente,
come l'idea più potente perché più morale, più
coerente, più vera, che nel popolo si attua quale coscienza e
volontà di pochi, anzi di Uno, e quale ideale tende ad
attuarsi nella coscienza e volontà di tutti (18). Di tutti
coloro che dalla natura e dalla storia, etnicamente, traggono ragione
di formare una nazione, avviati sopra la stessa linea di sviluppo e
formazione spirituale, come una coscienza e una volontà sola.
Non razza, né regione geograficamente individuata, ma schiatta
storicamente perpetuantesi, moltitudine unificata da una idea, che è
volontà di esistenza e di potenza: coscienza di sé,
personalità (19).
(segue...)
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