(segue) La dottrina del Fascismo: I. Idee fondamentali - II. Dottrina politica e sociale
(giugno 1932)
[Inizio scritto]
Nel 1919, finita la guerra, il
socialismo era già morto come dottrina: esisteva solo come
rancore, aveva ancora una sola possibilità, specialmente in
Italia, la rappresaglia contro coloro che avevano voluto la guerra e
che dovevano «espiarla». Il Popolo d'Italia recava nel
sottotitolo «quotidiano dei combattenti e dei produttori».
La parola «produttori» era già l'espressione di un
indirizzo mentale. Il fascismo non fu tenuto a balia da una dottrina
elaborata in precedenza, a tavolino: nacque da un bisogno di azione e
fu azione; non fu partito, ma, nei primi due anni, antipartito e
movimento. Il nome che io diedi all'organizzazione, ne fissava i
caratteri. Eppure chi rilegga, nei fogli oramai gualciti dell'epoca,
il resoconto dell'adunata costitutiva dei Fasci italiani di
combattimento, non troverà una dottrina, ma una serie di
spunti, di anticipazioni, di accenni, che, liberati dall'inevitabile
ganga delle contingenze, dovevano poi, dopo alcuni anni, svilupparsi
in una serie di posizioni dottrinali, che facevano del fascismo una
dottrina politica a sé stante, in confronto di tutte le altre
e passate e contemporanee. «Se la borghesia, dicevo allora,
crede di trovare in noi dei parafulmini si inganna. Noi dobbiamo
andare incontro al lavoro... Vogliamo abituare le classi operaie alla
capacità direttiva, anche per convincerle che non è
facile mandare avanti una industria o un commercio... Combatteremo il
retroguardismo tecnico e spirituale... Aperta la successione del
regime noi non dobbiamo essere degli imbelli. Dobbiamo correre; se il
regime sarà superato saremo noi che dovremo occupare il suo
posto. Il diritto di successione ci viene perché spingemmo il
paese alla guerra e lo conducemmo alla vittoria. L'attuale
rappresentanza politica non ci può bastare, vogliamo una
rappresentanza diretta dei singoli interessi... Si potrebbe dire
contro questo programma che si ritorna alle corporazioni. Non
importa!... Vorrei perciò che l'assemblea accettasse le
rivendicazioni del sindacalismo nazionale dal punto di vista
economico...».
(segue...)
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