(segue) La dottrina del Fascismo: I. Idee fondamentali - II. Dottrina politica e sociale
(giugno 1932)
[Inizio scritto]
Non è singolare che sin
dalla prima giornata di Piazza San Sepolcro risuoni la parola
«corporazione» che doveva, nel corso della Rivoluzione,
significare una delle creazioni legislative e sociali alla base del
regime?
2. — Gli anni che
precedettero la marcia su Roma, furono anni durante i quali le
necessità dell'azione non tollerarono indagini o complete
elaborazioni dottrinali. Si battagliava nelle città e nei
villaggi. Si discuteva, ma — quel ch'è più sacro
e importante — si moriva. Si sapeva morire. La dottrina —
bell'e formata, con divisione di capitoli e paragrafi e contorno di
elucubrazioni — poteva mancare; ma c'era a sostituirla qualche
cosa di più decisivo: la fede. Purtuttavia, a chi rimemori
sulla scorta dei libri, degli articoli, dei voti dei congressi, dei
discorsi maggiori e minori, chi sappia indagare e scegliere, troverà
che i fondamenti della dottrina furono gettati mentre infuriava la
battaglia. È precisamente in quegli anni, che anche il
pensiero fascista si arma, si raffina, procede verso una sua
organizzazione. I problemi dell'individuo e dello Stato; i problemi
dell'autorità e della libertà; i problemi politici e
sociali e quelli più specificatamente nazionali; la lotta
contro le dottrine liberali, democratiche, socialistiche, massoniche,
popolaresche fu condotta contemporaneamente alle «spedizioni
punitive». Ma poiché mancò il «sistema»
si negò dagli avversari in malafede al fascismo ogni capacità
di dottrina, mentre la dottrina veniva sorgendo, sia pure
tumultuosamente, dapprima sotto l'aspetto di una negazione violenta e
dogmatica come accade di tutte le idee che esordiscono, poi sotto
l'aspetto positivo di una costruzione, che trovava, successivamente
negli anni 1926, 1927 e 1928, la sua realizzazione nelle leggi e
negli istituti del regime.
Il fascismo è oggi
nettamente individuato non solo come regime, ma come dottrina. Questa
parola va interpretata nel senso che oggi il fascismo, esercitando la
sua critica su se stesso e sugli altri, ha un suo proprio
inconfondibile punto di vista, di riferimento — e quindi di
direzione — dinnanzi a tutti i problemi che angustiano, nelle
cose o nelle intelligenze, i popoli del mondo.
(segue...)
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