(segue) La dottrina del Fascismo: I. Idee fondamentali - II. Dottrina politica e sociale
(giugno 1932)
[Inizio scritto]
3. — Anzitutto il fascismo,
per quanto riguarda, in generale, l'avvenire e lo sviluppo
dell'umanità, e a parte ogni considerazione di politica
attuale, non crede alla possibilità né all'utilità
della pace perpetua. Respinge quindi il pacifismo che nasconde una
rinuncia alla lotta e una viltà — di fronte al
sacrificio. Solo la guerra porta al massimo di tensione tutte le
energie umane e imprime un sigillo di nobiltà ai popoli che
hanno la virtù di affrontarla. Tutte le altre prove sono dei
sostituti, che non pongono mai l'uomo di fronte a se stesso,
nell'alternativa della vita e della morte. Una dottrina, quindi, che
parta dal postulato pregiudiziale della pace, è estranea al
fascismo; così come estranee allo spirito del fascismo, anche
se accettate per quel tanto di utilità che possano avere in
determinate situazioni politiche, sono tutte le costruzioni
internazionalistiche e societarie, le quali, come la storia dimostra,
si possono disperdere al vento quando elementi sentimentali, ideali e
pratici muovono a tempesta il cuore dei popoli. Questo spirito
antipacifista, il fascismo lo trasporta anche nella vita degli
individui. L'orgoglioso motto squadrista «me ne frego»,
scritto sulle bende di una ferita, è un atto di filosofia non
soltanto stoica, è il sunto di una dottrina non soltanto
politica: è l'educazione al combattimento, l'accettazione dei
rischi che esso comporta; è un nuovo stile di vita italiano.
Così il fascista accetta, ama la vita, ignora e ritiene vile
il suicidio; comprende la vita come dovere, elevazione, conquista: la
vita che deve essere alta e piena: vissuta per sé, ma
soprattutto per gli altri vicini e lontani, presenti e futuri.
4. — La politica
«demografica» del regime è la conseguenza di
queste premesse. Anche il fascista ama infatti il suo prossimo, ma
questo «prossimo» non è per lui un concetto vago e
inafferrabile: l'amore per il prossimo non impedisce le necessarie
educatrici severità, e ancora meno le differenziazioni e le
distanze. Il fascismo respinge gli abbracciamenti universali e, pur
vivendo nella comunità dei popoli civili, li guarda vigilante
e diffidente negli occhi, li segue nei loro stati d'animo e nella
trasformazione dei loro interessi, né si lascia ingannare da
apparenze mutevoli e fallaci.
(segue...)
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