(segue) La dottrina del Fascismo: I. Idee fondamentali - II. Dottrina politica e sociale
(giugno 1932)
[Inizio scritto]
6. — Dopo il socialismo, il
fascismo batte in boccia tutto il complesso delle ideologie
democratiche e le respinge, sia nelle loro premesse teoriche, sia
nelle loro applicazioni o strumentazioni pratiche. Il fascismo nega
che il numero, per il semplice fatto di essere numero, possa dirigere
le società umane; nega che questo numero possa governare
attraverso una consultazione periodica; afferma la disuguaglianza
irrimediabile e feconda e benefica degli uomini che non si possono
livellare attraverso un fatto meccanico ed estrinseco com'è il
suffragio universale. Regimi democratici possono essere definiti
quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo
l'illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità
sta in altre forze talora irresponsabili e segrete. La democrazia è
un regime senza re, ma con moltissimi re talora più esclusivi,
tirannici e rovinosi che un solo re che sia tiranno. Questo spiega
perché il fascismo, pur avendo prima del 1922 — per
ragioni di contingenza — assunto un atteggiamento di
tendenzialità repubblicana, vi rinunciò prima della
marcia su Roma, convinto che la questione delle forme politiche di
uno Stato non è, oggi, preminente e che studiando nel
campionario delle monarchie passate e presenti, delle repubbliche
passate e presenti, risulta che monarchia e repubblica non sono da
giudicare sotto la specie dell'eternità, ma rappresentano
forme nelle quali si estrinseca l'evoluzione politica, la storia, la
tradizione, la psicologia di un determinato paese. Ora il fascismo
supera l'antitesi monarchia-repubblica sulla quale si attardò
il democraticismo, caricando la prima di tutte le insufficienze, e
apologizzando l'ultima come regime di perfezione. Ora s'è
visto che ci sono repubbliche intimamente reazionarie o
assolutistiche, e monarchie che accolgono le più ardite
esperienze politiche e sociali.
7. — «La ragione, la
scienza — diceva Renan che ebbe delle illuminazioni
prefasciste, in una delle sue Meditazioni filosofiche — sono
dei prodotti dell'umanità, ma volere la ragione direttamente
per il popolo e attraverso il popolo è una chimera. Non è
necessario per l'esistenza della ragione che tutto il mondo la
conosca. In ogni caso se tale iniziazione dovesse farsi non si
farebbe attraverso la bassa democrazia, che sembra dover condurre
all'estinzione di ogni cultura difficile, e di ogni più alta
disciplina. Il principio che la società esiste solo per il
benessere e la libertà degli individui che la compongono non
sembra essere conforme ai piani della natura, piani nei quali la
specie sola è presa in considerazione e l'individuo sembra
sacrificato. È da fortemente temere che l'ultima parola della
democrazia così intesa (mi affretto a dire che si può
intendere anche diversamente) non sia uno stato sociale nel quale una
massa degenerata non avrebbe altra preoccupazione che godere i
piaceri ignobili dell'uomo volgare».
(segue...)
|