(segue) La dottrina del Fascismo: I. Idee fondamentali - II. Dottrina politica e sociale
(giugno 1932)
[Inizio scritto]
10. — Caposaldo della
dottrina fascista è la concezione dello Stato, della sua
essenza, dei suoi compiti, delle sue finalità. Per il fascismo
lo Stato è un assoluto, davanti al quale individui e gruppi
sono il relativo. Individui e gruppi sono «pensabili» in
quanto siano nello Stato. Lo Stato liberale non dirige il giuoco e lo
sviluppo materiale e spirituale delle collettività, ma si
limita a registrare i risultati; lo Stato fascista ha una sua
consapevolezza, una sua volontà, per questo si chiama uno
Stato «etico». Nel 1929 alla prima assemblea quinquennale
del regime io dicevo: «Per il fascismo lo Stato non è il
guardiano notturno che si occupa soltanto della sicurezza personale
dei cittadini; non è nemmeno una organizzazione a fini
puramente materiali, come quella di garantire un certo benessere e
una relativa pacifica convivenza sociale, nel qual caso a realizzarlo
basterebbe un consiglio di amministrazione; non è nemmeno una
creazione di politica pura, senza aderenze con la realtà
materiale e complessa della vita dei singoli e di quella dei popoli.
Lo Stato così come il fascismo lo concepisce e attua è
un fatto spirituale e morale, poiché concreta l'organizzazione
politica, giuridica, economica della nazione, e tale organizzazione
è, nel suo sorgere e nel suo sviluppo, una manifestazione
dello spirito. Lo Stato è garante della sicurezza interna ed
esterna, ma è anche il custode e il trasmettitore dello
spirito del popolo così come fu nei secoli elaborato nella
lingua, nel costume, nella fede. Lo Stato non è soltanto
presente, ma è anche passato e soprattutto futuro. È lo
Stato che trascendendo il limite breve delle vite individuali
rappresenta la coscienza immanente della nazione. Le forme in cui gli
Stati si esprimono, mutano, ma la necessità rimane. È
lo Stato che educa i cittadini alla virtù civile, li rende
consapevoli della loro missione, li sollecita all'unità;
armonizza i loro interessi nella giustizia; tramanda le conquiste del
pensiero nelle scienze, nelle arti, nel diritto, nell'umana
solidarietà; porta gli uomini dalla vita elementare della
tribù alla più alta espressione umana di potenza che è
l'impero; affida ai secoli i nomi di coloro che morirono per la sua
integrità o per obbedire alle sue leggi; addita come esempio e
raccomanda alle generazioni che verranno i capitani che lo accrebbero
di territorio e i geni che lo illuminarono di gloria. Quando declina
il senso dello Stato e prevalgono le tendenze dissociatrici e
centrifughe degli individui o dei gruppi, le società nazionali
volgono al tramonto».
(segue...)
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