(segue) La dottrina del Fascismo: I. Idee fondamentali - II. Dottrina politica e sociale
(giugno 1932)
[Inizio scritto]

      «La nostra battaglia è più ingrata ma è più bella, perché ci impone di contare soltanto sulle nostre forze. Noi abbiamo stracciato tutte le verità rivelate, abbiamo sputato su tutti i dogmi, respinto tutti i paradisi, schernito tutti i ciarlatani — bianchi, rossi, neri — che mettono in commercio le droghe miracolose per dare la «felicità» al genere umano. Non crediamo ai programmi, agli schemi, ai santi, agli apostoli: non crediamo soprattutto alla felicità, alla salvazione, alla terra promessa.
      «Non crediamo a una soluzione unica — sia essa di specie economica o politica o morale — a una soluzione lineare dei problemi della vita, perché, — o illustri cantastorie di tutte le sacristie — la vita non è lineare e non la ridurrete mai a un segmento chiuso fra bisogni primordiali». (Navigare necesse, nel Popolo d'Italia, 1° gennaio 1920, e in Diuturna, ed. cit., p. 223; ora nell'edizione definitiva Hoepli, vol. II, pag. 53).
      (10) «Noi non siamo, noi non vogliamo esser mummie perennemente immobili con la faccia rivolta allo stesso orizzonte, o rinchiuderci tra le siepi anguste della beghinità sovversiva, dove si biascicano meccanicamente le formule corrispondenti alle preci delle religioni professate; ma siamo uomini, e uomini vivi che vogliamo dare il nostro contributo, sia pure modesto, alla creazione della storia». (Audacia, nel Popolo d'Italia, 15 novembre 1914, e in Diuturna, ed. cit., p. 11; ora nell'edizione definitiva Hoepli, vol. I, pag. 8).
      «Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza; ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che è ipoteca arbitraria sul misterioso futuro». (Dopo due anni, nel Popolo d'Italia, 23 marzo 1921, e in Diuturna, ed. cit., p. 242; ora nell'edizione definitiva Hoepli, vol. II, pag. 153).

(segue...)