(segue) La dottrina del Fascismo: I. Idee fondamentali - II. Dottrina politica e sociale
(giugno 1932)
[Inizio scritto]

      «Davanti alle parole ed ai concetti che vi si riannodano di destra e di sinistra, di conservazione e di rinnovazione, di tradizione e di progresso, noi non ci aggrappiamo disperatamente al passato, come a tavola suprema di salvezza, né ci lanciamo a capofitto fra le nebbie seducenti dell'avvenire». (Breve preludio (1922), ed. cit., in Tempi della rivoluzione fascista. Milano, Alpes, 1930, p. 14; ora nell'edizione definitiva Hoepli, vol. II, pag. 236).
      «Il negativo, l'eterno immobile, è dannazione. Io sono per il movimento. Io sono un marciatore». (E. Ludwig, Colloqui con Mussolini, ed. cit., pag. 204).
      (11) «Siamo i primi ad avere affermato, di fronte all'individualismo demoliberale, che l'individuo non esiste, se non in quanto è nello Stato e subordinato alle necessità dello Stato, e che, man mano che la civiltà assume forme sempre più complesse, la libertà dell'individuo sempre più si restringe». (Al gran rapporto del fascismo, 14 sett. 1929; in Discorsi del 1929. Milano, Alpes, 1930, p. 280; ora nell'edizione definitiva Hoepli, vol. VII, pag. 147).
      «Il senso dello Stato grandeggia nella coscienza degli Italiani, i quali sentono che solo lo Stato è la insostituibile garanzia della loro unità e della loro indipendenza; che solo lo Stato rappresenta la continuità nell'avvenire della loro stirpe e della loro storia!». (Messaggio per l'anno VIII, 25 ott. 1929; ivi, p. 300; ora nell'edizione definitiva Hoepli, vol. VII, p. 152).
      «Se negli ottanta anni trascorsi abbiamo realizzato dei progressi così imponenti, voi pensate e potete supporre e prevedere che nei prossimi cinquanta od ottanta anni il cammino dell'Italia, di questa Italia che noi sentiamo così potente, così percorsa da linfe vitali, sarà veramente grandioso specialmente se durerà la concordia di tutti i cittadini, se lo Stato continuerà ad essere l'arbitro nelle contese politiche e sociali, se tutto sarà nello Stato e niente fuori dello Stato, perché oggi non si concepisce un individuo fuori dello Stato se non sia l'individuo selvaggio che non può rivendicare per sé che la solitudine e la sabbia del deserto». (Disc, al Senato del 12 maggio 1928; in Discorsi del 1928. Milano, Alpes, 1929, p. 109; ora nell'edizione definitiva Hoepli, vol. VI).

(segue...)