(segue) Per il monumento al Bersagliere
(19 settembre 1932)
[Inizio scritto]

      Chi segua lo sviluppo del Corpo nota che esso è legato al movimento dell'unità patria. Alla vigilia del 1866 i battaglioni sono 50. Anche in quella campagna rifulsero le loro virtù. I cappelli piumati parteciparono alla guerra in Etiopia, a quella libica poi. E l'eroica tragedia dell'11° a Sciara Sciat rimarrà eternamente impressa nel cuore del popolo.
      Sire, la guerra mondiale è troppo vicina ed ha avuto proporzioni troppo gigantesche perché sia necessario rievocarla nelle sue vicende. I bersaglieri Voi li avete visti al fuoco; Voi sapete meglio di ogni altro che cosa abbiano versato nelle trincee e nei combattimenti. Trentaduemila morti sono la testimonianza in eterno, del sacrificio, e i custodi della Vittoria. Gli strumenti bellici mutati hanno imposto nuovi impieghi dei bersaglieri; ma quando si ventilò l'idea di scioglierli, io mi opposi, convinto che sarebbe stato errore gravissimo disperdere una tradizione ormai secolare e gloriosa. Gli strumenti della guerra possono cambiare, ma il cuore, il cuore bersaglieresco deve restare.
      Sire, in quest'ora solenne, attorno a questo monumento che sorge davanti a questa porta michelangiolesca, qui dove uno scontro fatale avvenne, che il divenire, della storia doveva di poi superare e comporre, Voi non avete attorno soltanto i bersaglieri, convenuti da ogni parte d'Italia coi loro labari, le loro fanfare, le loro canzoni; ma spiritualmente, tutte le forze armate e tutto il popolo italiano, in questa ardente atmosfera del primo Decennale Fascista. Due Eroi, fra i mille e mille, guidano, dai regni della gloria, l'odierna adunata. Rismondo e Toti. Essi hanno dato la misura di quello che il nostro popolo possa nelle ore decisive, quando il vostro ordine risuoni. Noi, come ieri, obbediremo!