(segue) XXIV Maggio
(23 maggio 1933)
[Inizio scritto]

      Ciò stabilito si può passare oltre e vedere quale fu il valore dell'intervento e per l'aiuto dato agli alleati e per l'epoca in cui avvenne. Per il ministro inglese Grey l'intervento dell'Italia aveva un importanza enorme e si verificava in un momento nel quale le nubi si accumulavano e le aspettative si offuscavano sempre di più. L'intervento dell'Italia alleggerì immediatamente la pressione austro-ungarica sulla fronte russa, poiché ben 18 divisioni nemiche si schierarono sull'Isonzo, divisioni allenate da un anno di esperienza guerresca, ancor bene equipaggiate e animate da un alto morale, poiché, come ha detto Hindenburg contro la Russia l'esercito austriaco combatteva soltanto con l'animo, contro l'Italia, invece, anche col cuore.
      Siamo alla prima battaglia dell'Isonzo giugno-luglio del 1915. L'Austria ha in linea duecentoventuno battaglioni e occupa i ciglioni del Carso. I combattimenti sono asprissimi. Le fanterie italiane prodigano il loro sangue. Il generale nemico Krauss dà questa superba testimonianza dello spirito aggressivo delle truppe italiane: Le truppe del Carso — dice il generale Krauss — nei combattimenti preliminari dal 6 al 22 giugno dovettero respingere 41 attacchi, nei 16 giorni poi della grande battaglia dal 23 giugno al 7 luglio dovettero respingere 86 pericolosi attacchi. Molti di questi attacchi portarono, dopo il permanere di intere unità sotto il fuoco di artiglieria pesante, dietro cattivi ripari, a mischie a corpo a corpo. In frequenti lotte di ore e ore, ovvero in contrattacchi notturni, fu necessario respingere il nemico penetrato nelle nostre linee. Questa battaglia sarà sempre di massimo onore per le truppe che vi hanno partecipato. Dal maggio alla terza battaglia dell'Isonzo l'Austria richiamava 6 divisioni dalla fronte russa e 8 da quella serba, fronte quest'ultima che diventò di «tutto riposo» e di completa inazione. Nonostante l'inattività assoluta della Serbia e l'ammassamento delle divisioni nemiche sul fronte dell'Isonzo, l'esercito italiano, iniziava, nell'ottobre del 1915, quella che fu la terza battaglia dell'Isonzo. Battaglia durissima per gli italiani e che sottopose ad una sanguinosa usura le truppe austro-ungariche come attesta il generale Krauss. Nella zona del Monte Nero — scrive il generale Krauss — operavano gli eccellenti alpini: la fanteria italiana a Piava, sul Sabotino, sul Carso. Dell'energia con la quale procedevano gli italiani è prova il fatto che essi davanti un settore di battaglione diedero l'assalto sette volte lasciandovi 800 cadaveri. Sul Carso la cima del San Michele passò di mano in mano e la lotta fu così acerba che il 3° Reggimento Honved perdette il 31 ottobre 1000 uomini e le valorose truppe della 20° Divisione ungherese erano così esauste che dovettero essere sostituite.

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