(segue) XXIV Maggio
(23 maggio 1933)
[Inizio scritto]
La decisione che fino allora era
da attendersi sulla fronte di Francia, improvvisamente si spostava
assumendo proporzioni assai vaste per le sue ripercussioni sulla
fronte italiana, che fino a quel momento non poteva essere
considerata che un teatro secondario di operazioni. Più gravi
notizie sulle proporzioni della sconfitta austriaca ci giunsero nei
giorni successivi. L'Austria aveva riportata una sconfitta che poteva
essere decisiva. Non si poteva più fare assegnamento su
trasporti di contingenti austro-ungarici sulla fronte tedesca. Era
dubbio che l'Austria stessa potesse resistere a un forte attacco
italiano. E se l'Austria, come avevamo ragione di temere, cadeva, la
guerra era perduta. Per la prima volta avemmo la sensazione della
nostra sconfitta. Ci sentimmo soli. Vedemmo allontanarsi fra le brume
del Piave, quella vittoria che eravamo già certi di cogliere
sul fronte di Francia. Con la morte nel cuore vidi che le nostre
speranze cadevano come foglie morte. Non meno perentorio è il
giudizio di Hindenburg. La calamità del nostro Alleato —
dice Hindenburg — era una disgrazia anche per noi. L'avversario
sapeva al pari di noi, che l'Austria-Ungheria aveva con questo
attacco gettato tutto il suo peso nella bilancia della guerra. Da
questo momento la monarchia danubiana aveva cessato di essere un
pericolo per l'Italia. Lo scrittore inglese Trevelyan dice a sua
volta: L'Italia era salva. Ma non sapevamo che l'Austria-Ungheria
fosse con altrettanta certezza spacciata. La vittoria difensiva di
Diaz nel giugno 1918 può essere aggiunta al lungo elenco delle
battaglie mondiali decisive.
Siamo a Vittorio Veneto. Una
leggenda intanto deve essere immediatamente sfatata e cioè che
al momento del grande attacco degli italiani, l'esercito
austro-ungarico fosse in stato di avanzata decomposizione. Ciò
è falso. È vero, invece, che nelle giornate del 24, 25,
26, 27, 28 ottobre gli austro-ungarici si difesero accanitamente. La
conca dell'Asolone, del Pertica, del Solarolo furono dal 24 al 27 e
anche in seguito teatro di lotte cruente. I nostri tre Corpi d'Armata
del Grappa ebbero ciascuno oltre 8000 uomini fuori di combattimento.
Gravissime anche le perdite nemiche, il generale Horsetsky assicura
che la sua fanteria perdette il 40 per cento degli effettivi. Le
perdite totali degli italiani furono di 34.000 uomini; quelle inglesi
1500, quelle francesi 500. Il generale Alberti prospetta tutte le
fasi della battaglia di Vittorio Veneto. La narrazione è
appassionante. Magnifiche per aggressività le nostre Brigate
Como e Bisagno.
(segue...)
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