(segue) XXIV Maggio
(23 maggio 1933)
[Inizio scritto]

      Davanti alle mie linee vi sono vere ecatombi di cadaveri italiani ed ungheresi, i quali nell'eroismo hanno concluso pace ed amicizia eterna.
      Il 29 novembre è sempre l'Arciduca Giuseppe che parla:
      Con tutto l'animo debbo esprimere la mia meraviglia per gli italiani; una simile pazienza tenace negli attacchi, con simili perdite, è qualche cosa che mai avevo visto.
      E sulla sesta battaglia dell'Isonzo:
      Accanto alla tenacia dei nostri difensori va rilevata la tenacia degli attaccanti che senza pausa e in masse compatte assaltano certe giornate un numero infinito di volte. Il contegno degli italiani è semplicemente stupendo. Nonostante le perdite immense e il nostro fuoco micidiale le sue truppe hanno attaccato con sempre maggiore energia. Una cosa simile mai è stata osservata su altre fronti.
      Nell'agosto del 1916, l'Arciduca Giuseppe scrive:
      Ammiro sinceramente gli italiani, che nonostante inaudite perdite di sangue, attaccano ripetutamente con sempre maggiore energia sotto il nostro fuoco micidiale. Doberdò è un campo di cadaveri sul quale italiani e magiari hanno scritto quale sia il vero patriottismo e il vero eroismo. Nel settembre del 1916: Giudicando imparzialmente — dichiara l'Arciduca Giuseppe — dobbiamo notare come degni di ammirazione il grande ardire e lo slancio degli italiani. Un coraggio meraviglioso che — anche se nemici — si deve ricordare col più profondo rispetto.
      Novembre del 1916: I soldati della Brigata Toscana sono stati gli eroi della giornata. Alle 11,10 allorché il fuoco di distruzione imperversava sulle nostre linee, la fanteria italiana scattava tutta contemporaneamente, come a un comando magico...
      Davanti a queste testimonianze noi abbiamo il diritto di gridare: giù il cappello, come dice l'Arciduca Giuseppe, o ex-nemici di ieri!

(segue...)