(segue) Il Patto a quattro
(7 giugno 1933)
[Inizio scritto]

      Si sono mantenute, negli anni che vanno dal 1919 in poi, posizioni rigide fino a creare un'atmosfera di tensione; adattamenti e revisioni sono, poi, accaduti pressoché improvvisamente, sotto la forza di situazioni talvolta inquietanti per la stabilità dell'Europa, e senza che si conseguisse quel miglioramento organico dei rapporti fra Stati e della situazione generale, che sarebbe stato necessario e che si aveva in mente di raggiungere.
      Si è affermato da taluno che la redazione del patto, così come sarà in questa stessa giornata siglato, è molto lontana dal testo primitivo. Ho già detto che questo era in certo senso inevitabile, ma un esame attento dei testi permette di scorgere che i principi fondamentali sono rimasti. Così è dell'impegno a realizzare una politica di collaborazione fra le quattro Potenze e con gli altri Stati, consacrato dall'articolo primo. Così è (art. 2) per la citazione dell'art. 19 che considera la possibilità di un nuovo esame dei trattati divenuti inapplicabili. Così è, infine, per la trattazione della questione del disarmo, se la Conferenza non riesca ai suoi fini (art. 3).
      L'accordo sull'art. 3 che riguarda il disarmo è stato lungo a raggiungere. Le ragioni sono state varie. Valga a ricordare quelle dovute agli elementi particolarmente complessi della questione; formali e di merito, che hanno fatto sentire per questa questione maggiori le difficoltà per raccogliere i consensi dei Capi di Governo e dei ministri francese, inglese e tedesco, che non hanno partecipato direttamente alla discussione. Secondo la formula concordata, i quattro Governi riaffermano all'art. 3 la volontà di fare ogni sforzo perché la Conferenza del disarmo giunga a risultati favorevoli.
      La dichiarazione dell'11 dicembre 1932 relativa alla parità dei diritti nei riguardi della Germania e degli altri Stati disarmati per trattato deve avere una portata effettiva secondo è inteso con la dichiarazione medesima. È evidente che se la Conferenza non riuscisse, si determinerebbe una situazione assai grave, anzi insostenibile. L'ipotesi non può essere avanzata che per escluderla; ma, poiché, nonostante tutto, questa eventualità potrebbe verificarsi, il Patto la prende in considerazione e vi provvede. L'art. 3 stabilisce, così, che per questioni che la Conferenza non risolvesse, Francia, Germania, Gran Bretagna ed Italia ne riprenderebbero l'esame tra di loro, naturalmente con dovuto rispetto per tutto quello che concerne gli altri Stati mediante l'applicazione del Patto di intesa e di collaborazione a fine di assicurarne la soluzione nei modi appropriati.

(segue...)