(segue) Il Patto a quattro
(7 giugno 1933)
[Inizio scritto]

      Quanto alla Società delle Nazioni, essa troverà giovamento e non nocumento da questa metodica collaborazione tra i membri permanenti del suo Consiglio.
      Signori Senatori!
      Il Patto di cui vi ho parlato non è ancora perfezionato, perché dopo la sigla dovrà venire la firma; poi, laddove è necessario, l'approvazione dei Parlamenti, quindi lo scambio delle ratifiche; dopo di che il Patto diventerà esecutivo. Dico esecutivo non nelle clausole soltanto; ma, soprattutto, nello spirito che lo informa. Spirito che mette fine a un capitolo della storia del dopoguerra e ne comincia un altro. Spirito che deve garantire dieci anni di pace all'Europa, durante i quali gli assillanti e complessi problemi di indole interna e internazionale saranno risolti. Si è constatato che in tutti i Paesi i negoziati del Patto a quattro sono stati seguiti con un interesse profondo ed in certi momenti con vera ansietà. La conclusione solleverà discussioni più o meno interessanti negli ambienti professionali della politica; ma verrà salutata con grande soddisfazione dalle moltitudini, le quali più lontane dall'artificio e più vicine alla vita, sentono, intuiscono la portata morale degli eventi che si possono chiamare storici. (Applausi).
      Un voto, dovunque si leva, ed è questo: «Fate, o signori di tutti i Governi, che attraverso il luminoso varco aperto, mentre le ombre si addensavano; agli orizzonti, passino non soltanto le speranze; ma le certezze dei popoli».