(segue) Ritorno alla terra
(4 luglio 1933)
[Inizio scritto]
Solo gli inurbati degli ultimi
anni, solo gli inurbati, che prima ancora di assumere la psicologia
cittadina sono stati sorpresi dalla crisi, possono sentire ancora la
nostalgia del ritorno ai campi. Coloro che da oltre un decennio si
sono stabiliti nelle città, anche se lo desiderassero, non
potrebbero più tornare, data la rete degli interessi, delle
conoscenze, delle parentele nuove che hanno messo nell'ombra le
antiche. Solo colui che ha ancora la psicologia del rurale, può
tornare e sempre è necessario che sia stato pungolato e
avvilito da molti anni di disoccupazione e di miseria. In Italia,
sino dal 1926 io ho adottato delle misure drastiche per deflazionare
le grandi agglomerazioni urbane, ma i risultati, pur essendo
confortanti, data la disciplina del popolo e l'energia con la quale
si applicano le ordinanze fasciste, sono ben lungi dall'avere
eliminato il fenomeno. Naturalmente io continuerò in questa
politica, ma dove mi riprometto di avere ed ho già avuto i più
fecondi risultati, è nell'altro programma che vuole trattenere
i rurali sulla loro terra.
Il compito è anche
relativamente più facile, ma è necessario per
raggiungere gli scopi di seguire queste direttive. Dal punto di vista
morale, bisogna onorare la gente dei campi, considerare i contadini
come degli elementi di prima classe nella comunità nazionale,
ricordarsi spesso di loro e non soltanto in tempi di elezioni.
Questa rivalutazione politica e
morale del contadino e dell'agricoltura, agirà tanto più
efficacemente, quanto più si discosterà dalla
letteratura arcadica esibita da coloro che conoscono la campagna per
averla veduta viaggiando. Come l'autentico soldato in trincea
disprezzava il letterato che faceva del «colore» sulla
guerra, così il contadino sorride quando gli viene dipinta una
vita dei campi irreale, sotto colori poetici, come se lavorare la
terra fosse un idillio, mentre è una severa fatica che
talvolta aspetta invano il suo compenso. Il vero contadino detesta
coloro che gli vogliono imbottire il cranio. Bisogna, dunque, che
l'esaltazione dei contadini sia seria, virile e tale da renderli
fieri di lavorare la terra. I miei numerosi discorsi ai contadini si
sono sempre tenuti su questa linea.
(segue...)
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