(segue) Discorso del XIV novembre per lo Stato Corporativo
(14 novembre 1933)
[Inizio scritto]

      Qui il problema è politico.
      Parliamo di politica; perché anche questa assemblea è squisitamente politica. L'Europa può ancora tentare di riprendere il timone della civiltà universale, se trova un «minimum» di unità politica. (Vivissimi applausi).
      Occorre seguire quelle che sono state le nostre costanti direttive. Questa intesa politica dell'Europa non può avvenire se prima non si sono riparate delle grandi ingiustizie. (Applausi vivissimi).
      Siamo giunti ad un punto estremamente grave di questa situazione; la Società delle Nazioni ha perduto tutto quello che le poteva dare un significato politico ed una portata storica.
      Intanto quello stesso che l'aveva inventata (si ride) non c'è entrato. (Ilarità vivissima).
      Sono assenti la Russia, gli Stati Uniti, il Giappone e la Germania.
      Questa Società delle Nazioni è partita da uno di quei principi che, enunciati, sono bellissimi: ma considerati poi, anatomizzati, sezionati, si rivelano assurdi.
      Quali altri atti diplomatici esistono che possano rimettere in contatto gli Stati?
      Locarno? Locarno è un'altra cosa. Locarno non ha niente a che vedere con il disarmo; di lì non si può passare.
      Si è fatto in questi ultimi tempi un grande silenzio intorno al Patto a quattro. Nessuno ne parla, ma tutti ci pensano. (Applausi vivissimi e fragorosi).
      È appunto per questo che noi non intendiamo di riprendere iniziative o di precipitare i tempi di una situazione che dovrà logicamente e fatalmente maturare.
      Domandiamoci ora: l'Italia è una Nazione capitalistica?

(segue...)