(segue) Discorso del XIV novembre per lo Stato Corporativo
(14 novembre 1933)
[Inizio scritto]
Vi siete mai posta questa domanda?
Se per capitalismo si intende quell'insieme di usi, di costumi di
progressi tecnici ormai comuni a tutte le Nazioni, si può dire
che anche l'Italia è capitalista.
Ma se noi andiamo più
addentro alle cose ed esaminiamo la situazione da un punto di vista
statistico, cioè della massa delle diverse categorie
economiche delle popolazioni, noi abbiamo allora i dati del problema
che ci permettono di dire che l'Italia non è una Nazione
capitalista nel senso ormai corrente di questa parola.
Gli agricoltori conducenti terreno
proprio alla data del 21 aprile 1931 sono 2.943.000, gli affittuari
sono 858.000.
I mezzadri e i coloni sono
1.631.000, gli altri agricoltori salariati, braccianti, giornalieri
di campagna, sono 2.475.000. Totale della popolazione che è
legata direttamente e immediatamente all'agricoltura 7.900.000.
Gli industriali sono 523.000, i
commercianti 841.000, gli artigiani dipendenti e padroni 724.000, gli
operai salariati 4.283.000, il personale di servizio e di fatica
849.000, le Forze Armate dello Stato 541.000 ivi comprese,
naturalmente, anche le forze di Polizia, gli appartenenti alle
professioni e arti libere 553.000, gli impiegati pubblici e privati
905.000. Totale di questo gruppo con l'altro 17.000.000.
I possidenti e benestanti non sono
molti in Italia, sono 201.000, gli studenti sono 1.945.000, le donne
attendenti a casa 11.244.000.
C'è poi una cifra che si
riferisce ad altre condizioni non professionali: 1.295.000, cifra che
può essere interpretata in varie maniere.
Voi vedete subito da questo quadro
come l'economia della Nazione italiana sia varia, sia complessa, e
non possa essere definita attraverso un solo tipo, anche perché
gli industriali che figurano con la cifra imponente di 523.000 sono
quasi tutti industriali che hanno aziende di piccola e media
grandezza. La piccola azienda va da un minimo di 50 operai ad un
massimo di 500. Dai 500 ai 5000 o 6000 vi è la media
industria; al di sopra si va alla grande industria, e qualche volta
si sbocca nel super-capitalismo. Questo specchietto vi dimostra anche
come avesse torto Carlo Marx il quale, seguendo i suoi schemi
apocalittici, pretendeva che la società umana si potesse
dividere in due classi nettamente distinte fra loro ed eternamente
irriconciliabili. (Approvazioni).
(segue...)
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