(segue) «Il 1934»
(2 gennaio 1934)
[Inizio scritto]
Sedici anni dopo il conflitto
mondiale si dovrebbe finalmente giungere a liquidare la eredità
di guerra e rimetterci all'opera di ricostruzione. Ma, nel campo
internazionale la situazione non è propizia a tale opera di
ricostruzione. La Società delle Nazioni è posta in
gioco.
Il Gran Consiglia ha gettato il
dado. O la Società delle Nazioni si riforma o perisce. L'idea
della riforma trionferà, anche perché niente autorizza
a credere che le idee italiane significhino diminuzione dei piccoli
Stati. È vero il contrario. È vero cioè che
l'Italia preconizza l'intesa costante dei grandi Stati, anche allo
scopo di garantire meglio il pacifico sviluppo degli Stati minori, i
quali devono temere non l'accordo ma la discordia fra i grandi Stati.
I sostenitori del disarmo totale
hanno assistito al seppellimento delle loro speranze; gli sforzi
della Conferenza del disarmo sono stati inutili, e tanto l'Europa
quanto il mondo intero debbono cominciare da capo se vogliono
raggiungere risultati concreti.
Se vi è troppa professione
di amore per il disarmo da una parte, dall'altra mancano pure volontà
e risolutezza per tradurlo in atto. Tutte le Nazioni si dichiarano
pronte a limitare gli armamenti, ma quando si tratta di passare ai
fatti, sospetti e timori annebbiano l'aspetto vero delle cose e
soffocano le intenzioni migliori dei migliori Paesi.
Il rafforzamento della Società
delle Nazioni, affinché possa promuovere un disarmo effettivo,
costituisce un dilemma sconcertante. Una Lega che non ha nel suo seno
tutti i Paesi più potenti è priva di qualunque
efficacia. Perché sia efficace, occorre che regni l'accordo
con le Potenze che possono turbare la pace. Se il 1934 non produrrà
questo accordo molto probabilmente si ritornerà al vecchio
sistema dell'equilibrio fra le Potenze. Mentre l'anno nuovo
incomincia, già si delineano nuovi sistemi di alleanze nella
eventualità che la Lega di Ginevra fallisca. Basta guardare i
segni minacciosi che si profilano sul Pacifico, dove tre potenti
Nazioni vanno prendendo posizione, per venire alla conclusione che o
gli Stati si accordano per prevenire la guerra, o sarà
difficile evitarla.
(segue...)
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