(segue) «Il 1934»
(2 gennaio 1934)
[Inizio scritto]

      Ciò malgrado, e malgrado questi e simili non ingiustificati allarmi, io non credo per ora a questo pericolo, sia per la mancanza — in questo caso propizia — degli imponenti accumulamenti di scorte e riserve, necessarie a preparare una guerra, sia per la fase di consolidamento e restaurazione interna, che tuttora obbliga molte fra le più forti Nazioni del mondo a una politica estera di aspettativa e in ogni caso di temporeggiamento prudente.
      Infatti, mentre la situazione internazionale è aggrovigliata e piena di incognite, la situazione interna di molti Paesi offre qualche raggio di speranza.
      Molti vecchi idoli, a cui si tributava un culto superstite, oramai giacciono infranti, relitti del vecchio sistema, delle vecchie ideologie democratico-liberiste, a cui nessuno crede fra le giovani generazioni. Le responsabilità tendono sempre più ad accentuarsi e a prendere visibile forma umana nell'aspetto di un uomo, invece di frazionarsi in nubilose e vaghe ideologie o evaporare nelle anonime assemblee collettive dei Parlamenti.
      Il mondo avrà tutto da guadagnare dal fatto che pochi uomini totalmente responsabili possano sedere allo stesso tavolo quali rappresentanti del duraturo governo delle loro Nazioni, e cerchino di mettersi d'accordo con reciproche concessioni sul terreno delle realtà, con pieno rispetto reciproco, a vantaggio dei popoli di cui essi dirigono le sorti. Questo esempio fascista, venuto dall'Italia, è ormai il regime diretto o indiretto di parecchie Nazioni.
      Inoltre, il terreno è ormai sgombro anche di parecchie superstizioni economiche e si va sgombrando dei rottami di altri pericolosi esperimenti, intrapresi allo scopo di far rinascere i commerci e aiutare le industrie e le finanze, e che si dimostrarono vani e nocivi.
      Ciò che conta di più, noi vedremo, nell'anno nuovo, il rafforzamento dell'idea corporativa in tutti gli Stati. L'esempio dell'Italia in questo campo è stato già imitato, e lo sarà ancora di più nel 1934. Mentre i codici della N. R. A. non hanno raggiunta la perfezione che si è avuta sotto il nostro Ministero delle Corporazioni e che aumenterà ancora di più con la creazione delle Corporazioni di categoria, i codici, tuttavia, rappresentano la espressione del medesimo principio, il quale proclama che il capitalismo, nella sua forma attuale, è il prodotto del liberalismo economico, che questa forma è ormai sorpassata, che il capitalismo necessita di controllo e che fra gli interessi dei datori di lavoro e quelli dei lavoratori, arbitro finale deve assidersi lo Stato, il quale rappresenta la giusta conciliazione degli interessi delle parti, nel supremo interesse generale.

(segue...)