(segue) Estremo Oriente
(18 gennaio 1934)
[Inizio scritto]
Non v'è dubbio che in
questi ultimi tempi, abbiamo assistito ad una svolta di una
incalcolabile portata nella storia dell'Asia. Oriente ed occidente:
eterno motivo della storia universale! L'oriente si è
avvicinato a noi così bruscamente che ne sentiamo il contatto
come una minaccia. Il cannone che tuonava in Manciuria rintronava in
Europa, con una immediatezza singolare. Sembrava straordinariamente
vicino. Qualcuno, nel frattempo, ha rimesso a nuovo la tesi del
«pericolo giallo». La tesi ha, oggi, un aspetto molto
meno paradossale di quando fu annunciata alcuni decenni or sono. Non
esiste oggi un pericolo giallo di ordine militare-politico, esiste
un'aspra concorrenza giapponese su tutti i mercati del mondo,
compresi gli europei. Il «pericolo giallo» sarà
sempre una fantasia, a condizione che le grandi Potenze
dell'occidente bianco realizzino la loro collaborazione politica, a
condizione che si tenti una «mediazione» non nel senso
volgare della parola, fra i due tipi di civiltà. Io pensavo a
questo, nel discorso che rivolsi recentemente agli studenti asiatici
riuniti in Congresso a Roma. Pensavo ad un incontro sistematico, a
una collaborazione metodica dell'occidente con l'oriente e
soprattutto ad una più profonda conoscenza reciproca fra le
classi universitarie, veicolo e strumento per una intesa migliore fra
i popoli. Roma come già fece nel suo passato millenario può
assolvere questo compito delicato e di somma importanza, facilitato
dalla mirabile rapidità delle odierne comunicazioni che ha
reso in un certo senso «tascabile» l'intero globo
terracqueo.
|